Balasuriya, Tissa (n. 1924)

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Tissa Balasuriya

Il teologo cattolico cingalese Tissa Balasuriya è nato il 29 Agosto 1924 in Sri Lanka, dove ha compiuto il suo ciclo di studi liceali ed universitari. Da giovane, è entrato a far parte dell’ordine degli Oblati di Maria Immacolata (OMI), una congregazione fondata nel 1816 da Sant’Eugenio de Mazenod (1782-1861), e nel 1947 è stato mandato a Roma per completare i suoi studi e per essere ordinato sacerdote nel 1953.

Rientrato in Sri Lanka B. si è impegnato come docente di teologia ed economia all’Aquinas University College di Colombo, e, già da subito, si è reso conto della necessità di approcciare in una nuova maniera le altre religioni, mettendo da parte il vecchio concetto che la funzione della Chiesa cattolica dovesse essere di convertire tutti gli uomini alla propria fede. Del resto lo Sri Lanka (l’ex Ceylon) è un’isola a maggioranza buddista (69% della popolazione), con una forte minoranza induista (15%) e mussulmana (8%), e solo il rimanente 8% professa la religione cristiana.

Tuttavia, a causa di dissidi con i propri superiori, nel 1971 B. diede le dimissioni e fondò il Center for Society and Religion (Centro per la società e la religione) con lo scopo di rendere gli insegnamenti cristiani accessibili e comprensibili ai suoi concittadini non cattolici. Nel 1975 egli fondò l’Ecumenical Association of Third World Theologians (Associazione ecumenica dei teologi del terzo mondo), e nel 1978 uscì il suo libro Eucharist and Human Liberation (Eucaristia e liberazione umana), facendolo entrare di diritto nel novero dei studiosi della cosiddetta teologia della liberazione.
Nel 1990 uscì il suo contestato libro Mary and Human Liberation (Maria e Liberazione umana), che ipotizzava un cambiamento nella devozione verso la Vergine Maria e metteva in dubbio il dogma del peccato originale e quello dell’azione salvifica di Cristo (vale a dire che la salvezza passasse solo attraverso Gesù Cristo e la Chiesa cattolica).

Due anni dopo, la Chiesa cattolica dello Sri Lanka comunicò a B. che egli era al centro di un’inchiesta, ma solo nel luglio 1994 la Congregazione per la dottrina della Fede inviò 11 pagine di osservazioni, al quale B. rispose, l’anno successivo, con 55 pagine d’analisi, considerate però “insoddisfacenti” dalla Congregazione. Quest’ultima nel maggio 1996 inviò un’ingiunzione di firmare una professione di fede ad hoc, che il teologo si rifiutò di sottoscrivere, ed anzi egli rispose con una copia, da lui firmata, della “solenne professione di fede”, voluta da Papa Paolo VI (1963-1978) nel 1968, aggiungendo tuttavia una postilla, nella quale B. precisava che firmava “nel contesto dello sviluppo teologico e della pratica ecclesiastica fin dal Concilio Vaticano II e della libertà e responsabilità dei cristiani e dei ricercatori teologi sottoposti alla legge canonica”.
Il cardinale Joseph Ratzinger [n. 1927, ora Papa Benedetto XVI (2005-)], prefetto della Congregazione, ritenne che la postilla invalidasse la dichiarazione di fede ed il 2 gennaio 1997 B. fu ufficialmente scomunicato, nonostante un appello del teologo cingalese direttamente a Papa Giovanni Paolo II (1978-2005). Anche un ulteriore appello al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica non andò a buon fine, ma nel frattempo B. fu convinto ad eliminare la postilla dalla sua professione di fede.
Dopo un certo clamore sui media internazionali ed un’elaborata trattativa, mediata dall’ordine degli Oblati, la scomunica è stata tolta il 15 gennaio 1998 e B. ha acconsentito di sottoporre in futuro ai suoi superiori i suoi scritti per l’imprimatur.