Balducci, don Ernesto (1922-1992)

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Ernesto Balducci

La gioventù

Il sacerdote e scrittore cattolico Ernesto Balducci, primogenito dei quattro figli di Luigi Balducci, nacque il 6 agosto 1922 a Santa Fiora, un piccolo e povero paese di minatori sul monte Amiata, in provincia di Grosseto. Solo grazie ad una borsa di studio, B. poté studiare nello “Speranzinato” degli Scolopi, collegio che garantiva gli studi a ragazzi senza mezzi economici, ed essere ordinato sacerdote il 26 agosto 1944. Immediatamente fu inviato a Firenze, dove iniziò ad insegnare alle Scuole Pie Fiorentine e dove s’iscrisse alla Facoltà di Lettere della locale Università, laureandosi con il grande italianista Attilio Momigliano (1883-1952), presentando una tesi su Antonio Fogazzaro.

Il periodo fiorentino

Sempre a Firenze, B. divenne amico di diversi intellettuali dell’epoca, come Giovanni Papini (1881-1956) e Piero Bargellini (1897-1980), ma soprattutto del professore universitario e uomo politico (e futuro sindaco di Firenze) Giorgio La Pira (1904-1977), che lo convinse ad interessarsi maggiormente a tematiche sociali e politiche. A riguardo, B. fondò nei primi anni ’50 “Il Cenacolo”, un’associazione caritatevole ma con interessi verso problemi di tipo politico-sociali e teologici.
Successivamente, nel 1958, su sua iniziativa e di quella di persone legate al Cenacolo, s’iniziarono le pubblicazioni della rivista Testimonianze, suscitando, tuttavia, l’ostilità da parte dalla gerarchia ecclesiastica [soprattutto da parte dell’arcivescovo di Firenze, Ermenegildo Florit (1901-1985)]. Il tutto costò a B. l’esilio da Firenze: nel 1959, infatti, egli fu nominato “visitatore generale dell’Ordine degli Scolopi” (un classico “promoveatur ut amoveatur”!), e dovette trasferirsi a Frascati.

B. a Roma

Dal 1962, B. visse a Roma, nella parrocchia di San Francesco a Monte Mario, durante i lavori del Concilio Vaticano Secondo (1962-1965), di cui il sacerdote grossetano era un acceso sostenitore. Lui stesso si attivò per organizzare, nel nuovo spirito conciliare, incontri con la popolazione per leggere e commentare le Scritture Sacre.
In quel periodo B. allacciò profondi rapporti con Papa Giovanni XXIII (1958-1963), ed ebbe buone relazioni con il successore, l’arcivescovo di Milano Giovanni Battista Montini (1897-1978) (il futuro Papa Paolo VI: 1963-1978), che lo protesse anche durante il processo nel 1963-64, in cui B. fu accusato e condannato per apologia di reato, per aver scritto un articolo in difesa dell’obiezione di coscienza. Destino che lo accomunò ad un altro sacerdote dissidente: don Lorenzo Milani.
Ne seguì anche una parallela denuncia al Sant’Uffizio. Egli aveva comunque buoni rapporti con alcuni membri di quest’ultima istituzione, come il cardinale Alfredo Ottaviani (1890-1979), che favorì nel febbraio 1965 il suo ritorno in Toscana, non a Firenze, dove era sgradito, come si può intuire, dall’arcivescovo Florit, bensì nella vicina Fiesole (che ha una diocesi separata) in un’abbazia, la Badia Fiesolana.
Negli anni ’70, B. fu uno degli artefici del dialogo con il mondo socialista e comunista: partecipò, per esempio, nel settembre 1973 a Bologna al primo convegno dei Cristiani per il socialismo, che attirò le critiche dell’Osservatore Romano.

L’uomo planetario

Negli anni ’80 la “svolta antropologica”: con la pubblicazione nel 1984 del libro L’uomo planetario B. svolse un’attenta analisi del compito delle religioni nel mondo moderno. La sua riflessione, che ricorda quella dei teologi protestanti Karl Barth e Dietrich Bonhoeffer, è di distinguere religione e fede e di far maggiormente risaltare la centralità dell’uomo. Le religioni sono, per B., di fronte ad un bivio: o assolvono una funzione protettiva delle isole d’identità culturale, o, considerando la minaccia alla sopravvivenza dell’umanità, devono evolvere verso una visione più universale, più ecumenica, e più planetaria. Fatte salve alcune acquisizioni della società occidentale, come il primato della coscienza sulla legge, il rapporto tra stato di diritto e metodo scientifico, è necessario quindi fondare un patto sociale della comunità mondiale, che tenga soprattutto conto della pace, o pacifismo antropologico, e dell’unificazione politica tra i popoli. A riguardo, B. organizzò vari convegni, la cui parola d’ordine era “Se vuoi la pace, prepara la pace”, fondò nel 1986 la casa editrice Edizioni Cultura della Pace, per la quale scrisse alcune biografie, come quella di Gandhi (1988) e San Francesco d’Assisi (1989).

La morte e la sua fondazione

Il 25 aprile 1992, in seguito ad un gravissimo incidente stradale vicino a Faenza, B. morì per le ferite riportate.
Nel 1995, è stata costituita una fondazione, intitolata a suo nome (sito web http://www.fondazionebalducci.it/), con lo scopo di custodire e pubblicare il suo vasto patrimonio librario e il suo archivio.