Brucioli, Antonio (1497-1566)

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La Bibbia di Antonio Brucioli

da S. Caponetto: La Riforma protestante nell'Italia del Cinquecento, per gentile concessione della Claudiana editrice

La vita

Il letterato Antonio Brucioli, nato a Firenze nel 1497, si formò culturalmente nel circolo spiritualista platonico degli Orti Oricellari [frequentato anche da Niccolò Machiavelli (1469-1527)], e ben presto divenne noto per il suo anticlericalismo contro gli abusi e la corruzione delle strutture ecclesiastiche un concetto caro a Girolamo Savonarola (esempio di riformatore per B.), e per le sue simpatie verso le dottrine luterane, sviluppatesi in seguito a suoi viaggi a Lione e in Germania.

Il 16 maggio 1527 Firenze insorse, cacciando il duca Alessandro de' Medici (duca 1525-1527 e 1530-1537), pronipote di Lorenzo il Magnifico, al potere dal 1525, e B. esultò per la decisione, convinto, com'era, che solo le autorità repubblicane del Comune potessero restaurare un rigore morale e dare l'avvio ad una seria riforma politica e religiosa.

Tuttavia, due anni dopo, il 5 giugno 1529, lo stesso B., pur essendo un convinto antimediceo, fu esiliato per due anni, per le sue convinzioni religiose: Benedetto Varchi scrisse che aveva letto "ad alcuni giovani le cose di Martin Lutero publice", ma pare che avesse anche rinnegato le sue antiche simpatie per Savonarola.

B. andò quindi ad abitare a Venezia, dove suo fratello Francesco aveva impiantato una tipografia, e nel 1530 egli fece pubblicare in italiano (clamorosamente non da parte del fratello, ma dalla stamperia Eredi di Lucantonio Giunti) il suo famosissimo Il Nuovo Testamento di greco nuovamente tradotto in lingua toscana, seguito dall'intera Biblia, quale contiene i sacri libri del Vecchio Testamento nel 1532.

La popolarità assunta dalla sua versione delle Sacre Scritture presso vasti strati della popolazione e presso le corti di Mantova, Urbino e Ferrara gli permise di usufruire di potenti protezioni da parte della duchessa di Ferrara Renata d'Este (alla cui figlia, Anna, B. dedicò la versione del 1538 della sua Bibbia), ma soprattutto della duchessa di Urbino Eleonora Gonzaga (1493-1550), sorella del cardinale Ercole Gonzaga (1505-1563), alla quale B. dedicò il commento al Libro di Iesaia profeta nel 1537 e i Dialoghi metafisicali nel 1538.

A Venezia, oltre a scrivere, B. esercitava il mestiere di libraio, e, in questa funzione, poté procurare e pubblicare opere dei più famosi riformatori tedeschi, come Lutero, Bucero o Melantone, ad intellettuali come il concittadino Pier Francesco Riccio, con cui si manteneva in contatto epistolare.  

Nel 1547 B. s'incaricò di far stampare un'edizione del famoso libro di Francesco Negri, la Tragedia intitolata libero arbitrio, ma, ad iniziare dall'anno successivo egli fu più volte sottoposto a processi da parte dell'Inquisizione, nonostante che, da un punto di vista religioso, B. avesse adottato un rigoroso nicodemismo ed almeno formalmente non avesse mai abbandonato il Cattolicesimo. Nel 1558, però, egli fu costretto all'abiura pubblica delle sue idee, ma poiché era comunque rimasto influenzato dall'opera teologica di Lutero, fu comunque inquisito nuovamente nel 1559.

Infine B. morì, pare in notevole indigenza, nel 1566 a Venezia.

La Bibbia

Come già detto, B. pubblicò, rispettivamente nel 1530 e 1532, le sue popolarissime versioni del Nuovo e Antico Testamento, giacché desiderava che la Bibbia fosse resa accessibile alla gente del popolo. Ed, in effetti, questa versione di B., ristampata più volte tra il 1540 ed il 1546 ed accompagnata da un ponderoso commentario, fu uno dei più efficaci mezzi di diffusione della Riforma in Italia.

Per il testo utilizzato, nonostante egli affermasse di aver tradotto partendo dalle Scritture originali in greco, sembra invece che la versione del Vecchio Testamento del B. si basi sulla traduzione latina dell'orientalista Sante Pagnino (1470-1541), mentre per il Nuovo Testamento egli abbia usufruito della versione latina di Erasmo da Rotterdam.