Bultmann, Rudolf (1884-1976) e demitizzazione

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Rudolf Bultmann

I primi anni

Il teologo tedesco Rudolf Bultmann nacque il 20 agosto 1884 in Wiefelstede (nella regione dell’Oldenburg), in una famiglia con solide tradizioni luterane e pietistiche. Sia il padre, Arthur Bultmann (1854-1919), che i nonni (paterno e materno) erano pastori luterani. Il percorso educativo del giovane B. comprese studi presso il ginnasio di Oldenburg, e teologia alle università di Tübingen, Berlino e Marburg, atenei molto orientati verso la teologia liberale, portata avanti, in particolare a Marburg, dal teologo Wilhelm Hermann (1846-1922), e dai professori neo-testamentari Johannes Weiss (1863-1914) e Wilhelm Heitmüller (1869-1926).

La carriera universitaria e la morte

Nel 1910 B. si laureò e dopo due anni conseguì l’abilitazione all’insegnamento: nel 1916 egli si trasferì come assistente a Breslavia, dove conobbe e si sposò con Helene Feldmann (1892-1972), da cui ebbe due figlie. Nel 1920 egli insegnò a Giessen, mentre, l’anno dopo, fu nominato professore del Nuovo Testamento a Marburg, dove si dedicò all’insegnamento per trent’anni fino al suo ritiro nel 1951.
B. morì a Marburg il 30 luglio 1976.

Le opere ed il pensiero

B. fuse la teologia dialettica e la giustificazione per fede, e portò il criticismo delle forme delle sacre Scritture fino allo scetticismo metodologico.
Nel 1921 egli, infatti, pubblicò Geschichte der synoptischen Tradition (La storia della tradizione sinottica), che riprendeva il formgeschichtliche Methode (metodo critico di storia delle forme), propugnato da Martin Dibelius (1883-1947), il quale si proponeva di isolare e ricostruire quei passi dei Vangeli, che erano stati usati autonomamente nella tradizione orale delle comunità cristiane originali, prima di essere inglobati nel corpus neo-testamentario.
In Jesus (1926) B. si spinse oltre: i Vangeli non contenevano elementi storici, giacché erano sostanzialmente testi teologici, ammantati di mitologia. Essi non descrivevano la vita e l’attività di un uomo in carne e ossa, ma trasmettevano un messaggio religioso. Bisognava scoprire il kérygma (che, per l’appunto, in greco significa messaggio), vale a dire l’annuncio (mediante la predicazione) della parola della fede e del suo messaggio di salvezza. Tuttavia B., influenzato dal famoso filosofo dell’esistenzialismo Martin Heidegger (1889-1976), ipotizzò che non solo alcuni episodi, ma l’intero kérygma fosse basato su una concezione obsoleta dell’universo, e quindi che gli elementi mitologici dovessero essere re-interpretati o addirittura trascurati (quest’operazione fu denominata demitizzazione, oppure demitologizzazione) acciocché il kérygma potesse assumere un senso per l’uomo moderno. Infatti, per B. la missione di Gesù (non quello storico) era di chiamare a raccolta gli uomini, per far accettare il Suo messaggio ed obbedire al Suo radicale comando.