Fedeli d'Amore (XIII secolo)

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A Dante Alighieri (qui in un ritratto di Andrea del Castagno) la tradizione attribuisce un'appartenenza ai Fedeli d'Amore

 

Con Fedeli d'Amore s'intende un gruppo medioevale di tipo iniziatico, presente nel XIII secolo in Italia, Francia (soprattutto Provenza) e Belgio, e probabilmente derivato dalla corrente letteraria dei trovatori molto diffusi nel secolo precedente.

I F. erano dediti al culto della "Donna (o Dama) Unica", una religione esoterica di tipo gnostico caratterizzata da un linguaggio segreto (parlar cruz), ideato acciocché la propria dottrina non fosse accessibile ai non iniziati, la gente grosa, secondo le parole del più famosa tra i F., Francesco da Barberino. Secondo Mircea Eliade, la Dama simbolizzava l'intelletto trascendente, vale a dire l'Intelligenza accessibile al discernimento spirituale, o meglio Madonna Intelligenza, la "vedova che non era vedova", perché suo marito, il Papa, era spiritualmente morto essendosi dedicato totalmente alle cose temporali.

I F. mischiavano volutamente i concetti di morte e amore, che, in un gioco di parole provenzale, diventava a (senza) mor(t) (morte), quindi eterno. Infatti il F. desiderava morire d'amore, perché, facendo così, l'umano e il divino si congiungevano in un unico sublime ed eterno amore.

E' probabile, ma non certa, l'appartenenza di Dante Alighieri (1265-1321) ai F.: per lui la Dama Unica fu Beatrice, elevata a figura santa e paragonabile alla Vergine Maria in persona.

L'unico impegno storico degli aderenti, per altro abbastanza assenti, fu quello di cercare di minare il potere temporale del Papa, auspicando l'intervento di re, come Federico III d'Aragona e di Sicilia (1296-1337) o di imperatori come Ludovico il Bavaro (1328-1347), per abbattere il Papa e instaurare nuovamente il potere imperiale di Roma.