Novaziano (antipapa) (m.ca. 257) e novazianismo

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Entrata della catacomba di Novaziano, a Roma

 

La vita

Novaziano, presbitero di Roma, era nato pagano ed aveva studiato filosofia stoica, prima di convertirsi al Cristianesimo. Fu battezzato quasi in punto di morte, in seguito ad una possessione demoniaca (dal quale, però, in seguito guarì) e con questo solo sacramento ricevuto, fu nominato prete da Papa San Fabiano (236-250), nonostante le proteste del clero romano.

Uomo potente ed influente della Chiesa Cattolica, N. prese posizione nella polemica contro i modalisti e i sabelliani, scrivendo il De Trinitate, un libro in otto capitoli, in cui cadde, come molti in quel periodo, in un eccesso di difesa della divinità del Figlio. Questo lo portò ad allinearsi alle posizioni subordinazioniste, per non dover scivolare nel diteismo (due Dei separati).

Nel 249-251, la persecuzione contro i cristiani ordinata dall'imperatore Decio aveva creato un vuoto di potere nella Chiesa Cristiana: il 20 Gennaio del 250 era stato martirizzato il papa San Fabiano, e la sede vacante durò per più di un anno. In questo periodo la Chiesa fu gestita da diversi presbiteri, uno dei quali era lo stesso N.

Sul suo comportamento durante le persecuzioni deciane, si racconta che avesse negato il conforto ai fratelli in pericolo, affermando che non desiderava esser più un prete. Tuttavia, bisogna tenere conto che la maggior parte delle informazioni su N. fu riportata da Papa Cornelio (251-253), che aveva più di un motivo per mettere in cattiva luce il suo nemico ed antagonista. Infatti, era successo che improvvisamente, nel marzo del 251, fosse morto l'imperatore Decio e che la Chiesa Cristiana avesse ritenuto il momento opportuno per nominare il nuovo papa, per l'appunto Cornelio, un aristocratico romano d'idee moderate.

N. accusò il colpo, poiché non faceva mistero di ambire lui stesso al seggio di San Pietro e si fece eleggere papa (o meglio antipapa) da tre vescovi, fatti venire dagli angoli più lontani dell'Italia e immediatamente dichiarati decaduti dal loro ruolo da Cornelio, che, inoltre, reagì scomunicando N. nell'Ottobre del 251. N. era il secondo antipapa della storia del Cristianesimo, dopo Sant'Ippolito, del quale alcuni studiosi ritengono che N. fosse un allievo, e fondò anche una Chiesa novazianista, denominata Chiesa dei Santi.

All'inizio sembrava che la situazione prendesse solamente la piega di uno scisma, ma ben presto si delinearono i contorni di un'eresia, quando N. si pronunciò sui lapsi (caduti), coloro i quali avevano negato la fede cristiana durante la persecuzione deciana, nei confronti dei quali N. era orientato alla massima inflessibilità e in ciò assomigliava al suo (supposto) maestro, Ippolito.

I lapsi si dividevano in:

  • Libellatici, che si erano procurati documenti che attestavano, falsamente, che avevano sacrificato agli dei romani.
  • Sacrificati, che avevano veramente sacrificato agli dei.
  • Turificati, che avevano bruciato l'incenso agli dei.
  • Traditores, che avevano consegnato le Sacre Scritture alle autorità romane.

Molti vescovi, tra cui Cipriano di Cartagine, scelsero una procedura con penitenza per la riammissione dei lapsi nella Chiesa, ma N., come si è detto, era per il rifiuto d'ogni compromesso. Per lui, la Chiesa doveva negare il perdono, una facoltà concessa solo a Dio, sia ai lapsi, che a coloro che avevano commesso peccato mortale (idolatria, omicidio e adulterio), anche se facevano penitenza.

Quest'atteggiamento ricordava una simile intransigenza del movimento dei montanisti ed in effetti, i seguaci di N. mostravano simpatia per i montanisti, leggevano spesso le opere di Tertulliano e addirittura in Frigia i due movimenti si fusero in un'unica struttura.

N. morì nel 257 ca., probabilmente in seguito alle persecuzioni dei cristiani da parte dell'imperatore Valeriano: nello stesso periodo (258) morì anche Cipriano di Cartagine.

I novazianisti

I seguaci di N. furono i primi a chiamarsi katharoi (i puri), termine usato poi nel XII - XIV secolo dai catari. Furono alquanto numerosi e sopravvissero fino al VII secolo, particolarmente in Oriente, nominando i propri vescovi e i vari successori di N. a Roma. Oltre che ad applicare alcuni precetti montanisti, come già detto, non impartivano la cresima e proibivano ai vedovi di risposarsi.

Al concilio di Nicea, aderirono alla tesi ufficiale dell'homooùsios (Cristo era identico, nella sostanza, a Dio, cioè consustanziale), ma Costantino (306-337) intimò loro di rientrare nei ranghi dell'ortodossia, mentre, nel 359, paradossalmente furono perseguitati alla stregua dei cattolici da parte dell'imperatore Costanzo II (337-361), che cercava di imporre la formula di Acacio di Cesarea.

Successivamente furono perseguitati dall'imperatore Valente II (364-378) nel 378, e da Onorio (395-423) nel 412, e tuttavia la loro presenza fu ancora segnalata in Alessandria d'Egitto fin verso il 600.