(San) Pascasio Radberto (786- ca. 860)

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Immagine sacra di Pascasio Radberto

(al centro)

Pascasio nacque a Soissons nel 786 ed essendo stato abbandonato da piccolo dai genitori, fu allevato dalle suore Benedettine di Soissons. Una volta adulto, entrò nell'ordine benedettino a Corbie (vicino ad Amiens, nella Francia settentrionale), dove, dopo anni trascorsi come maestro e teologo per i novizi, fu nominato abate.

Nel 831 scrisse la sua opera più importante, De corpore et sanguine Domini (Del corpo e sangue del Signore), nel quale presentò la sua dottrina sulla transustanziazione durante l'Eucarestia, ma esagerò nell'affermare l'identità del Corpo naturale di Cristo con il Suo Corpo eucaristico.

La tesi ufficiale, infatti, fino a quel momento era che il pane ed il vino, durante l'Eucarestia, si trasformavano solo simbolicamente nel Corpo e nel Sangue di Cristo. P., invece, insistette sul fatto che l'essenza (ovviamente non l'apparenza) del pane e del vino si trasformava realmente in quel Corpo e in quel Sangue, che era nato da Maria e aveva patito sulla croce. Quindi il sacramento non era una semplice cerimonia, ma un vero e proprio sacrificio, che ogni volta si ripeteva solo per i fedeli, perché, secondo P., questo miracolo non accadeva invece per i non credenti. Quando fu pubblicato il lavoro, ci fu un coro di proteste da parte dei teologi dell'epoca, tra cui Rabano Mauro, abate di Fulda, che vedevano in questa dottrina idee sconvolgenti quasi di tipo cannibalistico.

Il re dei Franchi occidentali Carlo il Calvo (re: 843-875 e imperatore: 875-877) ordinò nel 844 al monaco Ratramno dello stesso monastero di P. di confutare alcune dichiarazioni di P. in odore d'eresia. Il monaco insistette sul fatto che la presenza di Cristo nell'Eucarestia era un mistero, non riducibile ad una trasformazione alla lettera del pane e del vino. Inoltre, secondo Ratramno, era il corpo divino di Cristo ad essere presente nel sacramento non la Sua carne.

Tuttavia, solo più di un secolo dopo la morte di P., che era avvenuta nel 860, il monaco Gerberto d'Aurillac, diventato poi il famoso Papa Silvestro II (940-1003), scrisse un saggio dallo stesso titolo di quello di P., confermando la correttezza della dottrina della transustanziazione, la quale però divenne articolo di fede solo dopo il IV Concilio Lateranese del 1215.