Pietro Authier (perfetto cataro) (m. 1310)

La vita

Il più noto di una famiglia di catari, originaria d'Ax-les Termes, nel Sabarthés (regione della Francia meridionale) e protagonista della rinascita catara dell'inizio del XIV secolo.

Pietro era un notaio e si convertì al catarismo nel 1295: per completare la sua formazione spirituale partì nello stesso anno per la Lombardia (centro di riferimento alla fine del XIII secolo) e ricevette il Consolament a Cuneo. Rientrò nel Sabarthés nel 1299 ed iniziò, assieme a suo figlio Giacomo, suo fratello Guglielmo, ad Amelio de Perles ed a Pradas Tavernier, una massiccia evangelizzazione della zona, dando luogo al revival del tardo catarismo: ciò era anche dovuto alla sua ottima preparazione dottrinale e alla capacità dialettica. Il successo fu tale che dovette nominare diversi "perfetti" per diffondere il credo cataro. Tra questi, si ricorda Guglielmo Belibasta, solitamente noto come l'ultimo dei perfetti catari.

Nell'aprile 1310, in seguito ad una controffensiva dell'inquisizione, P. fu catturato e condannato al rogo, assieme al fratello Guglielmo ed al figlio Giacomo, dal famoso inquisitore Bernardo Gui (ricordato anche nel "Nome della Rosa" di Umberto Eco).

La dottrina

In campo dottrinale, P. diede molta importanza alla pratica dell'endura, il suicidio per digiuno, utilizzato quando un cataro gravemente ammalato, che aveva già ricevuto il Consolament, si lasciava morire per non essere costretto a commettere peccati gravi.

Le opere

P. è noto per avere tradotto in provenzale la Visione d'Isaia, un testo bogomilo del II secolo molto diffuso presso i catari nel XIII secolo.