Ramirdo (m. 1077)

Nel 1076, un contadino, ma secondo alcuni autori un ex prete, di Scherie nella diocesi di Cambrai, tale Ramirdo, si mise a predicare contro la corruzione dei preti e a sostenere la nullità dei sacramenti amministrati da preti e vescovi, che si erano macchiati di peccati di simonia e concubinato. Per questo, R., che oramai aveva raccolto intorno a sé una folta schiera di seguaci, principalmente tessitori della zona, fu arrestato, condannato da un sinodo locale con l'accusa d'eresia e bruciato vivo, nel Marzo 1077, dalle guardie del vescovo di Cambrai.

L'episodio suscitò le indignate proteste di Papa Gregorio VII (1073-1085), che istituì un'inchiesta: fu stabilita la totale innocenza di R. considerato per questo fatto un martire, mentre Gregorio lanciò successivamente un'interdizione sulla diocesi di Cambrai. Furono, infatti, proprio la simonia ed il concubinato del clero, oggetto degli strali di R., che Gregorio dovette combattere per tutta la vita nella sua opera di riforma ecclesiastica.