Ricci, Scipione de' (1741-1809) ed il Sinodo di Pistoia

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Il vescovo Scipione de' Ricci

 

La vita

L'ecclesiastico e riformatore italiano Scipione de' Ricci nacque nel 1741 a Firenze dalla nobile e pia famiglia de' Ricci, di cui aveva fatto parte la domenicana visionaria Santa Caterina de' Ricci (1522-1590). Il giovane R. studiò al Collegio gesuita di Roma e nel 1766 si laureò in giurisprudenza a Pisa. Poco dopo egli fu ordinato sacerdote, diventando in seguito vicario generale dell'arcivescovo di Firenze.

Tuttavia già dai suoi studi romani, R. era entrato in contatto con le idee gianseniste, mentre a Firenze entrò in rapporto epistolare con l'abate Dupac de Bellegarde della Chiesa giansenista olandese di Utrecht e frequentò gli ambienti anticurialisti della corte del Granduca Pietro Leopoldo I di Lorena (granduca: 1765-1790).

Nel 1780 R. divenne vescovo di Pistoia e di Prato ed iniziò a mettere in atto una riforma della sua diocesi, ispirata alle idee di Febronio e alla riforma ecclesiastica giuseppinista, voluta cioè dall'imperatore Giuseppe II (1741-1790), fratello di Pietro Leopoldo I. Introdusse, infatti, l'uso dell'italiano nella messa, una certa tolleranza religiosa, accentuò il culto eucaristico e la lettura della Bibbia, diminuì invece i fenomeni appariscenti di pietà religiosa, come le novene e la devozione del Sacro Cuore, fece spurgare i messali ed i breviari dalle leggende sulle vite dei santi. Tutte queste riforme furono da R. espresse nei suoi Opuscoli interessanti la religione, pubblicati tra il 1783 ed il 1789.

Il sinodo di Pistoia

Queste stesse idee, condivise dal Granduca Pietro Leopoldo, ispirarono una lettera di quest'ultimo del 26 gennaio 1786, che portò alla convocazione di un sinodo a Pistoia il 31 luglio dello stesso anno, snobbato tuttavia dalla maggior parte dei vescovi toscani.

Ciononostante il sinodo stabilì, tra l'altro, i seguenti decreti:

  • La Chiesa Cattolica non aveva diritto di introdurre nuovi dogmi, ma doveva limitarsi a preservare la purezza originaria della fede trasmessa da Cristo ai Suoi apostoli.

  • La Chiesa Cattolica era infallibile solamente se si conformava alle Sacre Scritture e alla Tradizione.

  • La Chiesa Cattolica era un organismo spirituale senza autorità secolare.

  • L'abuso delle indulgenze, delle processioni e delle celebrazioni dei santi era riprovevole.

  • Si raccomandava di abolire tutti gli ordini monastici, eccetto quello dei Benedettini. Inoltre alle suore era proibito pronunciare i voti prima dei 40 anni.

Questi decreti furono caldamente raccomandati dal Granduca al sinodo nazionale dei vescovi della Toscana, che si riunì a Firenze il 23 aprile 1787. Tuttavia i vescovi, con la sola eccezione di tre prelati, respinsero l'invito.

La situazione precipitò nel 1790 con l'elezione di Pietro Leopoldo ad imperatore d'Austria (imperatore 1790-1792): venuto, infatti, a mancare l'appoggio del Granduca, R. fu fatto oggetto di minacce da parte di manifestanti, che lo accusavano di aver distrutto delle reliquie. R. decise quindi di rinunciare al suo seggio vescovile di Pistoia nel 1791 e fuggì a Firenze, dove visse come privato cittadino fino alla sua morte avvenuta nel 1810. Nel frattempo le sue idee furono condannate dalla bolla papale Auctorem fidei del 28 agosto 1794 e nel 1805 R. fu costretto dal papa Pio VII (1800-1823) a firmare un atto di sottomissione alla suddetta decisione papale.