Cranmer, Thomas (1489-1556)

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Gerbicus Fliccus: Ritratto di Thomas Cranmer, arcivescovo di Canterbury

(National Potrait Gallery, London)

Thomas Cranmer nacque il 2 luglio 1489 a Aslockton, nella contea inglese del Nottinghamshire, da Thomas Cranmer senior, un modesto gentiluomo di campagna, e da Agnes Hatfield. Dopo una prima educazione di base, egli si trasferì nel 1503, all'età di quattordici anni, a studiare a Cambridge, dove entrò nel Jesus College e dove ottenne nel 1510 il titolo di Maestro d'arti liberali, diventando professore dello stesso collegio. In seguito, poiché il suo posto richiedeva il celibato, egli dovette dimettersi a causa al matrimonio con la prima moglie Joan. Tuttavia dopo la morte di quest'ultima per infezione da parto, C. ritornò all'università come docente e conseguì dapprima il baccalaureato, e poi il dottorato in teologia, diventando nel 1530 arcidiacono di Taunton.

Nel frattempo, nel 1529, era avvenuto l'incontro, favorito dai vescovi Stephen Gardiner (1483-1555) e Edward Fox (1496-1538), con il re Enrico VIII d'Inghilterra, che avrebbe cambiato radicalmente la vita di C. Il re era infatti sposato, per volontà politica di suo padre, dal 1509 con Caterina d'Aragona, vedova di suo fratello Arturo. A quel tempo, questo matrimonio si poté celebrare solamente con la dispensa di Papa Giulio II (1503-1513). Dopo 18 anni, il re era seriamente preoccupato per la successione al trono d'Inghilterra a causa del matrimonio con la più anziana Caterina, che non era riuscita a dare un erede maschio al re: l'unica superstite delle sue varie gravidanze era la figlia Maria.

Enrico aveva chiesto quindi al Papa Clemente VII (1523-1534) l'invalidazione della dispensa papale, ma la questione era infatti molto delicata: bisognava considerare le implicazioni internazionali, poiché Caterina era anche zia dell'imperatore Carlo V (1519-1558)! L'intermediario papale [l'arcivescovo di Salisbury Lorenzo Campeggio (1472-1539)] e quello del re [il cardinale e Lord Cancelliere Thomas Wolsey (1474-1530)], scelti per condurre la trattativa, tirarono per le lunghe senza arrivare ad una conclusione e lo stesso Papa Clemente VII, dopo aver subito il sacco di Roma e la prigionia da parte dei lanzichenecchi di Carlo V nel 1527, non voleva ulteriormente provocare l'imperatore, perciò nel 1529 avocò a Roma il diritto di decidere sulla questione, ma anche lui, debole o troppo prudente, continuò a posporre la decisione finale.

Lo stato d'impasse fu superato grazie a C., il quale suggerì al re di consultare le principali università europee. Oltretutto, secondo C., anche dalle stesse Sacre Scritture veniva la conferma della scelta di separazione, secondo un passo del Levitico (20:21): Se un uomo sposa la moglie di suo fratello commette un'impurità; essi rimarranno senza figli. Benché la proposta di C. non permettesse di raggiungere l'unanimità di consensi, tuttavia la maggioranza delle risposte fu favorevole a Enrico.

Nel 1532 C. fu impiegato da Enrico per importanti missioni diplomatiche all'estero e in quel frangente sposò la sua seconda moglie, Margaret, nipote del riformatore luterano Andreas Osiander. Tuttavia nell'anno dopo, 1533, egli fu proclamato arcivescovo di Canterbury e dovette quindi occultare la presenza della moglie e perfino mandarla all'estero per non dispiacere al re.

C. è stato spesso accusato dai critici di servilismo nei confronti delle continue richieste del suo sovrano, ma era davvero difficile convivere con un re così vulcanico, mantenendo la propria testa saldamente sul collo!! Così, nel 1533 il re sposò in segreto la sua nuova fiamma, Anna Bolena, la quale già aspettava un figlio da lui e, tre mesi dopo, C., facendosi forte di un decreto parlamentare sull'autonomia della Chiesa inglese nelle decisioni interne, dichiarò sciolto il matrimonio di Enrico con Caterina e riconobbe ufficialmente quello con Anna Bolena. Il papa reagì con la scomunica del re, di Anna Bolena e dello stesso C. nel luglio 1534 e con l'interdizione (cessazione dell'amministrazione dei sacramenti) dell'Inghilterra, provvedimento che sarebbe stato tremendo nel medioevo, ma che fu praticamente ignorata nel XVI secolo. C. continuò a dimostrare molta arrendevolezza nei "capricci matrimoniali" di Enrico VIII: presiedette al processo e condanna di Anna Bolena, al divorzio da Anna di Cleves (il cui matrimonio fallito con il re condannò al patibolo il Lord Cancelliere Thomas Cromwell), e al processo ed esecuzione della quarta moglie, Caterina Howard.

Durante il regno di Edoardo VI (1547-1553) nel 1549 fu pubblicato il Book of Common Prayer (il libro delle preghiere), compilato su richiesta di C. per semplificare i libri di preghiere e di funzioni religiose in latino e risalenti al periodo medioevale. Il suo utilizzo obbligatorio fu prescritto dall'Atto di Uniformità del 1549 stesso. Però dal punto di vista dottrinale ne risultò un miscuglio di idee diverse (cattoliche e luterane) e non soddisfaceva nessuno: lo stesso C. introdusse un concetto dottrinale, denominato ricezionismo, e cioè che Cristo veniva ricevuto dal fedele durante la Comunione in un modo che non dipendeva dal pane e dal vino usati, ma dal cuore del fedele stesso.

Nel 1552, quindi, il libro fu rivisto, ma questa volta in un senso fortemente riformatore di tipo svizzero, con l'ausilio di Calvino in persona, che scrisse a Edoardo VI e al conte di Somerset per aiutarli nella revisione. Ma fu soprattutto grazie al nuovo Lord Protettore, John Dudley (1502-1553), conte di Warwick e al vescovo di Londra Nicholas Ridley, che diverse personalità della Riforma svizzera zwingliano-calvinista furono chiamate in Inghilterra e diedero il proprio contributo: Martin Bucero da Strasburgo, l'italiano Pietro Martire Vermigli, professore ad Oxford, il polacco Jan Laski.

Durante l'agonia di Edoardo VI, C. fu convinto a firmare, controvoglia, il documento che disegnava come successore la cugina del re, Lady Jane Grey (1537-1554). Jane Grey salì effettivamente sul trono, ma solo per nove giorni: la reazione della legittima erede, la cattolica Maria Tudor, figlia di quella Caterina d'Aragona, il cui ripudio aveva innestato lo scisma della Chiesa d'Inghilterra, fu pronta e efficace.

C. fu accusato di tradimento e condannato a morte: la sentenza non venne eseguito, perché nel frattempo l'ex arcivescovo di Canterbury fu incriminato per eresia. In questo processo, egli, nel tentativo di salvarsi, firmò un'abiura scritta, accettando il dogma della transustanziazione e la suprema autorità del Papa sulla Chiesa Inglese, ma fu ugualmente condannato al rogo. Il 21 marzo 1556, C. salì sul rogo ad Oxford con notevole calma e coraggio e, mentre le fiamme lo lambivano, rinunciò alla sua precedente abiura e stese la mano destra, che aveva firmato il relativo documento, pronunciando la frase: Giacché la mia mano ha recato offesa, scrivendo il contrario di quello che sentiva il mio cuore, sarà la mia mano la prima ad essere punita.