Marpeck, Pilgram (ca. 1495-1556)

La vita

Pilgram Marpeck, nato nel 1495 ca. a Rattenberg, in Tirolo, da un'importante famiglia del luogo, frequentò le scuole locali, diventando un valente ingegnere minerario e, come imprenditore, si occupò del trasporto del rame dalle miniere di Kitzbühel. Nel 1525 M. divenne anche giudice delle miniere stesse, ma tre anni dopo, nel Gennaio 1528, fu rimosso dall'incarico e in Aprile espulso dalla cittadina con la moglie Anna e la famiglia. La decisione era probabilmente derivata dalla benevolenza da lui mostrata come magistrato nei confronti dei minatori anabattisti, nonostante la campagna di repressione del 1527-1528 lanciata da Ferdinando d'Asburgo(1503-1564, futuro imperatore 1553-1564): del resto lo stesso M. era stato convertito alla nuova dottrina dai predicatori Leonhard Schiemer e Hans Schlaffer, ambedue decapitati all'inizio del 1528.

M. si recò quindi dapprima ad Augsburg (Augusta), e successivamente (Ottobre 1528) a Strasburgo, dove divenne un membro attivo della comunità anabattista, ma anche una persona molto apprezzata per le sue doti professionali. Infatti M. svolse la professione di ingegnere dapprima a Steintal vicino a Schirmeck, nell'Alsazia occidentale, poi a Strasburgo stessa, dove costruì un sistema di opere fluviali, permettendo l'agevole trasporto del legname ed un più razionale sfruttamento di questa fonte di ricchezza per la città.

Furono proprio questi meriti che crearono una certa iniziale tolleranza per le attività religiose di M., tuttavia col passare dei mesi egli divenne sempre più polemico e critico nei confronti delle autorità religiose della città, ed in particolare del loro capo Martin Butzer (Bucero). Un primo scontro si ebbe alla fine del 1531, quando Bucero fece arrestare M. con l'accusa di opporsi al battesimo dei bambini, ma i buoni offici del più tollerante riformatore Wolfgang Capito (1478-1541) permisero il suo rilascio. Poco dopo fu M. stesso ad attaccare Bucero e a chiedere un dibattito pubblico, rifiutato dalle autorità cittadine a favore di una discussione privata svolta il 9 Dicembre 1531 davanti ai membri del Consiglio.

La posizione di M., riassunta nel suo scritto Confessione di fede, fu condannata dal Consiglio, che gli intimò di cambiare i suoi principi religiosi o di lasciare la città. M. preferì la seconda versione e con la famiglia se ne andò da Strasburgo nel Gennaio 1532, non senza aver tentato di convincere inutilmente le autorità di cessare le persecuzioni nei confronti degli anabattisti.

Tra il 1532 ed il 1544 M. vagò predicando nel cantone Grigioni, in Tirolo ed in Moravia e solo alla fine del 1544 egli si stabilì definitivamente ad Ausgburg (Augusta), dove dal Maggio 1545 fu impiegato dalle autorità cittadine come ingegnere.

M. morì tranquillamente nel suo letto (cosa rara ai tempi per un anabattista!) ad Augusta nel Dicembre 1556.

Il pensiero religioso

Il pensiero di M. fu fedele alla linea evangelica e missionaria dell'anabattismo, ispirandosi all'opera di Hans Hut, e prendendo le distanze sia dal millenarismo rivoluzionario di Melchior Hoffmann, la cui forma estrema sfociò nell'episodio di Münster del 1535, che dallo spiritualismo esasperato di Caspar von Schwenckfeld. Il valore dato da M. dal sacramento del battesimo era di un nuovo patto o di un'accettazione del fedele nella comunità dei cristiani, previo riconoscimento dei propri peccati.

Per quanto riguarda il ruolo pubblico dei cristiani, la polemica fu scatenata anche dal sesto articolo di Schleitheim, scritto nel 1527 da Michael Sattler, che era contrario al coinvolgimento dei cristiani in ruoli ufficiali, come giudici o militari. M. pensava invece che i veri cristiani potevano svolgere mansioni pubbliche a patto di non agire in contraddizione con la legge dell'amore, altrimenti, in caso di conflitto, essi dovevano preferire di comportarsi secondo le leggi del Regno di Dio.