Teoria della dottrina trinitaria che considerava il Figlio come subordinato al Padre e lo Spirito Santo come subordinato ad ambedue. In particolare, quest'ultimo punto sarebbe diventato una delle principali divergenze tra Chiesa cattolica e Chiesa orientale. Questo pensiero fu presente in varie forme di "dissidenza" cristiana nel II e III secolo:
Origene credeva che il Figlio fosse un attributo del pensiero del Padre.
I docetisti credevano che Cristo fosse solo apparenza nella Sua incarnazione, cioè che avesse un corpo solo apparente oppure etereo.
Noeto e Prassea erano convinti che il Figlio fosse un modo (da cui il termine di modalisti) con cui il Padre si manifestava al mondo.
Sabellio affermò lo stesso concetto modalista: la trinità di Dio risultava da modi di rivelazione o attributi, che venivano dati ad un unico Dio, ad un unico principio (in greco mòne arché), da cui il nome di monarchianismo, nella fattispecie, modalista.
I due precedenti gruppi modalisti, insistendo su un'unica persona divina, affermavano che, se il Cristo era stato crocefisso, allora era il Padre stesso che aveva sofferto la Passione e da questo concetto venivano denominati patripassianisti.
Teodato di Bisanzio propose la dottrina adozionista (o monarchianista dinamica), che propugnava l'idea che Gesù fosse un uomo in tutto per tutto e che fosse stato "adottato" solo al momento del battesimo.
Sant'Ippolito credeva che il Figlio fosse stato creato (non generato) da Dio e che la sua essenza umana fosse subordinata all'essenza divina.
I pneumatomachi (popolari intorno al 380) negavano la divinità dello Spirito Santo.
Gli ariani credevano che il Figlio non fosse identico, nella sostanza, a Dio, cioè non fosse affatto consustanziale e che, inoltre, fosse stato creato e non generato.
In generale, la maggior parte delle dottrine subordinazianiste scomparve progressivamente dopo il Concilio di Nicea del 325.