Origene (ca. 185-ca. 254)

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Origene

 

La vita

Il più famoso teologo cristiano prima del concilio di Nicea fu Origene Adamantio, nato in Egitto nel 185 da genitori cristiani di lingua greca. Nel 202, durante una feroce persecuzione ordinata dall'imperatore Settimio Severo (193-211) nei confronti della chiesa di Alessandria, il padre di O., Leonida, fu imprigionato e solo grazie ad uno stratagemma della madre (nascose i vestiti al figlio), O. non seguì le orme paterne, che portavano al martirio. Dopo che il padre fu ucciso per decapitazione, O. dovette lavorare come insegnante per mantenere la madre e i sei fratelli più giovani.

Nel 199, a 14 anni O. divenne allievo di Clemente Alessandrino, direttore della scuola di catechismo e di teologia d'Alessandria, il celebre Didaskaleion e nel 202, in seguito alla fuga di Clemente a Cesarea in Cappadocia per sottrarsi alle persecuzioni di Settimio Severo, O. fu chiamato, a soli 18 anni, dal vescovo d'Alessandria, Demetrio, a succedergli.

Nonostante egli fosse stato chiamato ancora molto giovane a ricoprire un ruolo così importante, O. desiderò comunque completare i suoi studi di filosofia in particolare, riguardante Platone e gli Stoici, frequentando la scuola neoplatonica di Ammonio Sacca, e imparando, nel contempo, la lingua ebraica. Condusse, in quel periodo, una vita molto ascetica e, in seguito alla lettura di un passaggio alquanto controverso del Vangelo di Matteo (19,12): .. e vi sono eunuchi che si sono fatti eunuchi da se stessi, per il regno dei cieli, O. prese la tremenda decisione di auto-castrarsi (una decisione che ricorda quella simile della setta russa degli skoptsy). Secondo alcuni autori, fu questa mutilazione il pretesto perché il suo superiore, il vescovo Demetrio, in seguito non avesse voluto mai ordinare prete il suo teologo.

O. viaggiò spesso negli anni successivi, specialmente durante la persecuzione di Caracalla contro i cristiani egiziani nel 215 e la sua fama crebbe notevolmente: risiedette per diverso tempo a Cesarea in Palestina dove ebbe, in particolare, un importante amico e protettore nel vescovo della città, Teoctisto, che, assieme al vescovo di Gerusalemme, Alessandro, lo ordinò sacerdote nel 230.

La reazione del suo vescovo ad Alessandria non si fece attendere: secondo Eusebio, Demetrio, invidioso del successo del suo catechista, lo depose dal sacerdozio nel 231 e lo bandì dalla città. O. ritornò, quindi, nel 232 a stabilirsi a Cesarea in Palestina, dove aprì una nuova scuola di studi biblici e teologici e dove visse per il resto della sua vita, escludendo un periodo di due anni (235-237), quando O. fu ospitato a Cesarea in Cappadocia, presso il vescovo Firmiliano, per sfuggire alle persecuzioni ordinate dall'imperatore Massimino Trace (235-238).

Sempre attento alle eresie del suo tempo, O. interveniva anche di persona quando necessario, come nel 244, in Arabia, per rintuzzare gli attacchi antitrinitari di Berillo, vescovo di Bostra. Seguì un periodo di relativa tranquillità, specialmente sotto l'imperatore Filippo, detto l'Arabo (244-249) fino alle massicce persecuzioni contro i cristiani ordinati dall'imperatore Decio (248-251) nel 250. Fu allora che O. fu imprigionato, crudelmente torturato e condannato a morte. Benché la sentenza non fu eseguita per la morte dell'imperatore, O., minato nel fisico dalle torture subite, morì nel 253 o 254, all'età di 69 anni a Tiro, nell'attuale Libano.

Le opere

O. fu probabilmente il più prolifico autore del suo tempo: secondo Epifanio, la summa dei suoi lavori ammontò a ca. seimila scritti (un dato forse un po' sovrastimato).

La parte principale delle sue opere era composta di lavori di esegesi biblica sotto forma di commentari, omelie e scoli (dal latino scholia, cioè spiegazioni di passi difficili), o di filologia come la famosa Hexapla, in cui furono paragonate le sei versioni conosciute dell'Antico Testamento. Ma erano noti anche lavori teologici di grandissima importanza come il De principiis, due lavori ascetici come L'esortazione al martirio e Sulla preghiera, per finire con l'appassionata difesa del Cristianesimo nel Contra Celsum, nel quale O. ribatté, punto su punto, gli attacchi del filosofo pagano Celso.

La dottrina

Le audaci speculazioni filosofiche di O. hanno fatto sì che il grande teologo alessandrino non fosse immune da critiche e condanne, soprattutto dopo la sua morte, dal IV secolo in poi. Il punto più basso di popolarità per O. fu durante il II Concilio Ecumenico di Costantinopoli del 553, dove la sua teologia o meglio l'origenismo fu condannato come eresia. Ciò nonostante, ancora oggi, O., pur nell'ammissione di alcuni suoi errori dottrinali, è ricordato con venerazione da parte della Chiesa Copta Ortodossa.

L'esame approfondito della dottrina di O. porterebbe fuori degli scopi di questa ricerca: ci si limiterà, quindi, a citare i punti controversi, che sono stati:

  • Il Figlio (Logos) era consustanziale (della stessa sostanza) e co-eterno al Padre, pur essendo una persona o meglio un'ipostasi diversa.  Tuttavia, secondo O., il Figlio era anche solo un attributo del pensiero o della volontà del Padre: così però si configurava una complessa forma di subordinazianismo.

  • Parimenti, lo Spirito Santo aveva un ruolo subordinato e di minore importanza.

  • La pre-esistenza delle anime.

  • Il libero arbitrio per raggiungere la salvezza.

  • La ciclicità delle esistenze umane e la reincarnazione.

  • L'universalismo o apocatastasi, il concetto, cioè, che tutti, angeli, uomini o diavoli, verranno salvati.

  • L'esistenza di infiniti mondi prima e dopo quell'attuale.

  • L'interpretazione allegorica e non letterale di alcuni passi della Bibbia, soprattutto la Genesi.