Agrippa di Nettesheim, Heinrich Cornelius (1486-1535)  

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Agrippa di Nettesheim

 

La vita

Heinrich Cornelius Agrippa von Nettesheim, famoso alchimista, medico, mago, teologo e filosofo tedesco, nacque il 14 Settembre 1486 a Colonia dalla ricca e nobile famiglia Von Nettesheim. Originariamente il suo nome era Heinrich Cornelis, ma egli decise di latinizzare Cornelis in Cornelius e di aggiungere il nome Agrippa in onore del fondatore romano della città di Colonia (la Colonia Agrippina dell'impero romano).

Nel 1499, a soli 13 anni, A. si iscrisse nella facoltà di arti all'università di Colonia, ottenendone il relativo baccalaureato nel 1502 e nel 1506 entrò al servizio dell'imperatore Massimiliano d'Asburgo (1493-1519) come segretario della corte.

Nel 1506 stesso, A. si recò a studiare a Parigi, dove fondò una confraternita segreta per la pratica delle scienze occulte e, in seguito (nel 1507-08), viaggiò in Spagna (a Barcellona e nelle isole Baleari).

Nel 1509 A. iniziò a tenere delle lezioni sul De verbo mirifico di Johannes Reuchlin all'università di Dôle (nella Borgogna), ma fu costretto a lasciare la città nel 1510, dopo essere stato pubblicamente accusato di eresia, a causa dei suoi insegnamenti eterodossi, da parte di Jean Catilenet, capo dell'ordine dei Francescani della Borgogna.

In quel frangente, A. fu provvidenzialmente mandato da Massimiliano I in missione in Inghilterra, presso re Enrico VIII (1509-1547), il quale venne convinto da A. ad allearsi con l'imperatore nella Lega Santa, contro Luigi XII di Francia (1498-1515). In Inghilterra A. riuscì a completare la stesura del suo De occulta philosophia, nel quale iniziò ad accostarsi alla Cabbala, molto probabilmente in seguito all'influenza di famosi studiosi quali l'abate Johannes Tritemius (Heidenberg) di Sponheim (1462-1516), abate del monastero di St. Jakob, presso Würzburg, presso il quale A. aveva risieduto per qualche mese.

Nel 1511 il poliedrico A. intraprese la carriera militare, entrando nell'esercito dell'imperatore Massimiliano I d'Asburgo, dove si distinse combattendo per la Lega di Cambrai (Spagnoli ed Asburgici) contro la Repubblica di Venezia e guadagnandosi in breve tempo i gradi di Capitano: fu successivamente nominato Cavaliere per atti di coraggio.

Sempre nel 1511 egli partecipò con l'incarico di teologo al sinodo di Pisa, convocato da nove cardinali, appoggiati da Luigi XII di Francia in aperto conflitto con il Papa Giulio II (1503-1513), ma ciò costò ad A. una scomunica, comminata peraltro a tutti i partecipanti del sinodo da parte di Giulio II: tuttavia tale condanna gli fu successivamente condonata dal successivo pontefice, Leone X (1513-1521), suo fervente ammiratore.

Dal 1512 A. iniziò ad insegnare all'università di Pavia, dove nel 1515 egli istituì una accademia per lo studio delle scienze occulte, tenendo delle lezioni su Ermete Trismegisto, e dove trovò perfino il tempo per laurearsi in legge e medicina.

Nel 1518-1519 egli si distinse come avvocato e oratore a Metz, in Francia, dove si scontrò con l'Inquisizione per aver preso le difese di presunte streghe. Sempre a Metz A. si mise in luce difendendo con successo Jacques Le Fèvre d'Etaples, ma in seguito a ciò fu costretto ad emigrare in Svizzera.

Qui, dal 1521 al 1523 A. praticò l'arte medica e la sua fama gli permise, nel 1524, di diventare a Lione medico personale di Luisa di Savoia, madre del re Francesco I di Francia (1515-1547). Tuttavia, dopo poco, A. cadde in disgrazia e perse i favori della Regina Madre per essersi rifiutato di compilarle un oroscopo.

Comunque, a permettere nel 1528 ad A. di risiedere in Anversa (dove si guadagnò la fama di medico miracoloso), di pubblicare le sue opere e di riprendere i suoi esperimenti di alchimia, fu un'altra grande protettrice, Margherita d'Asburgo, figlia dell'imperatore Massimiliano I e artefice, assieme alla già citata Luisa di Savoia, della pace di Cambrai del 1529, detta appunto delle Due Dame.

Nel 1530 A. scrisse il suo De incertitudine et vanitate scientiarum et artium, e pubblicò il De occulta philosophia, con i quali si alienò i favori degli accademici dell'università Sorbona di Parigi, i quali gli fecero una guerra spietata, riuscendo perfino a farlo imprigionare. A questo si aggiunse oltretutto un crescente atteggiamento ostile da parte dell'imperatore Carlo V, soprattutto dopo la morte nel 1530 della protettrice di A., Margherita d'Asburgo.

A. fu infine attaccato dai monaci di Lovanio, per le sue denuncie contro la venerazione dei santi e delle reliquie e per il suo ostinato richiamo ad un ritorno alla lettura delle Sacre Scritture originarie.

Nel 1533, Carlo V, istigato dai Domenicani, condannò A. a morte (pena che fu solo successivamente commutata in una condanna all'esilio) per eresia, ma questi fuggì in Francia. Qui egli fu incarcerato, non si sa se per debiti o per lo sgarbo fatto alla madre del re Francesco I, ma in seguito fatto liberare da alcuni amici. A. si recò quindi a Lione, dove però non giunse mai perché morì, povero in canna, a Grenoble il 18 Febbraio 1535, mentre era ospite di un importante cittadino della città francese.

Dopo la sua morte, si moltiplicarono le leggende più fantastiche a testimonianza del grande alone di mistero e magia, che circondò questo studioso, il quale ebbe, fra l'altro, una grande influenza su un altro famoso studioso eterodosso di qualche anno dopo: Giordano Bruno.

Il pensiero

A. fu un dotto esponente della scuola magico-astrologica. Egli credeva che l'universo fosse un essere vivente dotato di un corpo e di un'anima. Il corpo, a sua volta, era formato di quattro elementi: terra, aria, fuoco e sangue, che concorrevano a formare gli oggetti.

Poiché, secondo A., gli oggetti erano dotati di poteri occulti, attraverso la magia era possibile dominare la natura. Tuttavia per comprendere l'universo in pieno, per A. erano comunque sempre necessari la fede ed il misticismo.