Ario (ca. 256-336)

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Una raffigurazione immaginaria di Ario

 

Ario fu il più famoso eresiarca del IV secolo e diede il nome alla dottrina, grande alternativa del credo cattolico nel mondo cristiano dell'epoca, tuttavia egli non contribuì granché allo sviluppo teologico di questo pensiero.

Ario nacque in Libia nel 256 ca., e poco si sa della prima parte della sua vita: è probabile che avesse studiato presso la scuola di  Luciano di Antiochia, dove conobbe sia Asterio di Cappadocia che Eusebio di Nicomedia.

Nel 306 A. prese le parti di Melezio di Licopoli, fondatore della Chiesa dei martiri confessori, di cui A. faceva parte, contro il vescovo di Alessandria, Pietro, con il quale, però, A. si riconciliò in seguito, tant'è vero che fu ordinato diacono da Pietro stesso nel 311.

Nel 313, A. fu fatto presbitero dal successore di Pietro, Achilleo, e chiamato a condurre una chiesa nel rione Baucalis di Alessandria. S'impegnò a fondo nel combattere alcune eresie come lo Gnosticismo e il Modalismo o Sabellianismo, ma nel 319 entrò in rotta di collisione con il suo nuovo vescovo, Alessandro, accusandolo di insegnare che il Figlio fosse identico al Padre, mentre A. oramai predicava i principi della sua dottrina, l'arianesimo.

Alessandro convocò nel 321 un sinodo di circa cento vescovi egiziani e libici e fece scomunicare A., fuggito nel frattempo in Palestina. Qui l'eresiarca scrisse una lettera a Eusebio di Nicomedia, da cui fu accolto a braccia aperte.

Eusebio creò un centro di riferimento per l'arianesimo nella propria diocesi e si fece promotore dell'arianesimo a livello di dispute teologiche; A., dal canto suo, come un moderno comunicatore, compose canzoni e slogan per propagandare le sue idee presso la gente comune, come i marinai e viaggiatori.

Nel frattempo la posizione degli ariani venne riforzata da alcuni sinodi locali, tenuti in Palestina e in Bitinia e vaorevoli ad A. e dal positivo ascendente di Eusebio sull'imperatore Costantino, che aveva legalizzato il Cristianesimo nel 313.

Dopo qualche anno, nel 325, l'imperatore si decise di convocare un concilio per dirimere la questione fra cattolici ortodossi e ariani.

Il Concilio Ecumenico (il primo della storia del Cristianesimo) ebbe luogo a Nicea ed iniziò il 20 Maggio 325 alla presenza di circa 220 vescovi (secondo altri autori, 318), in larghissima maggioranza della parte orientale dell'Impero.

A. comparve, portando un atto di fede, stracciato, tuttavia, in pubblico ed anche l'intervento di Eusebio non fu tra i più felici: egli lesse un documento, allineato sulle posizioni ariane, dove si affermava molto palesemente che Cristo non era Dio.

Questa terminologia senza compromessi alienò i favori dei moderati, che, dopo estenuanti discussioni, aderirono al cosiddetto Credo Niceno, dove, a proposito della natura di Cristo, si ribadiva il termine homooùsion (consustanziale, cioè della stessa sostanza del Padre e generato, e non creato).

L'arianesimo fu condannato, A. fu mandato in esilio in Illirico e i suoi libri bruciati.

Tuttavia i sostenitori dell'arianesimo, rimasti in maggioranza, persuasero l'imperatore a richiamare A. dall'esilio nel 331 (o 334) (Eusebio era già stato richiamato nel 328) ed a progettare un suo rientro nella Chiesa, dopo che A. era riuscito a convincere Costantino stesso della sua ortodossia in un colloquio privato.

Ma il vecchio eresiarca, oramai ottantenne, morì improvvisamente per strada a Costantinopoli nel 336.