Melezio di Licopoli (m.ca.328) e i meleziani

Melezio fu nominato vescovo di Licopoli in Egitto nel 303 ca. e rivestì un importante ruolo nella polemica, che riguardava il riaccoglimento da parte della Chiesa dei lapsi (caduti), i cristiani, cioè, che durante la loro persecuzione (nella fattispecie quella di Diocleziano del 303-311) avevano abiurato e sacrificato agli dei.

I lapsi si dividevano in:

  • Libellatici, che si erano procurati documenti falsi, che attestavano che essi avevano sacrificato agli dei romani.
  • Sacrificati, che avevano veramente sacrificato agli dei.
  • Turificati, che avevano bruciato l'incenso agli dei.
  • Traditores, che avevano consegnato le Sacre Scritture alle autorità romane.

M., come Novaziano ca. 50 anni prima e come Donato di Numidia qualche anno dopo, era per la linea dura di non perdonare né i lapsi né coloro che avevano commesso un peccato mortale, ma per questo entrò in rotta di collisione con il proprio superiore, il vescovo d'Alessandria, Pietro, che lo espulse dalla Chiesa nel 306 e lo scomunicò nel 307, anche perché M. aveva creato, nel frattempo, nel 304 (o 305), la propria Chiesa dei Martiri Confessori. M. aveva approfittato del vuoto di potere a Roma: c'era stato, infatti, un lungo (4 anni) periodo di sede vacante, derivato dalle cruente persecuzioni ordinate da Diocleziano, dopo la morte nel 304 di Papa Marcellino (su cui, per altro, gravava il sospetto di essere stato un traditor).

La Chiesa dei Martiri Confessori fu ortodossa dal punto di vista dogmatico, ma scismatica per il rifiuto di sottomettersi a qualsiasi autorità religiosa superiore: oltrettutto M. si mise ad ordinare preti ed altre cariche religiose. Tra gli altri, fu membro della sua Chiesa anche Ario, il quale, nel 306, durante il sinodo che portò all'espulsione di M. dalla Chiesa Cristiana, prese le sue difese contro il vescovo d'Alessandria.

In seguito alle persecuzioni diocleziane, M. fu deportato in Palestina nel 308 e poté ritornare in Egitto solo nel 311, accolto trionfalmente dai suoi fedeli. Entro il 325, i meleziani avevano ordinato 29 vescovi in Egitto (in particolare in Alessandria), 4 preti, 3 diaconi ed 1 cappellano militare, ma proprio nel 325, al concilio di Nicea, M. fu obbligato a riconciliarsi con la Chiesa ufficiale dall'imperatore Costantino, che lo lasciò nel suo incarico di vescovo di Licopoli.

M. morì probabilmente nel 328 ca., ma la sua chiesa rimase attiva in Egitto fino al VIII secolo, abbracciando, successivamente, il monofisismo della Chiesa Copta e fondendosi con essa.