Candomblé, Umbanda e sincretismo afro-brasiliano (dal XIX secolo)

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Una sacerdotessa posseduta dall'orixà Oxum

Introduzione

Il Candomblé è una religione afro-brasiliana, nata a Salvador di Bahia e derivata dal sincretismo tra il Cristianesimo e le credenze africane portate dagli schiavi, deportati in Brasile tra il 1517 ed il 1888. Esso ha la stessa origine africana di altre forme sincretiche sviluppate nel Nuovo Continente, come il Vodun (più conosciuto come Vudù o Voodoo) haitiano e la Santeria cubana, ma non dà, contrariamente ad esse, particolare importanza alla stregoneria, anzi la variante di magia nera del C., denominata Macumba (o Quimbanda), se ne distingue e, in Brasile, è maggiormente diffusa a San Paolo e Rio de Janeiro.

La storia

Come si diceva, quindi, gli schiavi, originari di diversi gruppi etnici dell’Africa Occidentale (come gli Yoruba, gli Ewe, i Fon) e Centrale (come i Bantu), furono deportati in Brasile dai negrieri portoghesi in un periodo lungo tre secoli e mezzo. Essi portarono con sé le loro credenze, che comprendevano il culto degli Orixàs, centinaia (se non migliaia) di divinità rappresentanti le forze della natura ed i fenomeni naturali come l’acqua, il vento, il fuoco, il tuono, il lampo, la vegetazione. La Chiesa Cattolica in Brasile cercò di combattere queste credenze con conversioni massicce degli schiavi ed organizzandoli in confraternite maschili (hermandades) e femminili (irmandades), divise per gruppi etnici (chiamate nazioni: a Bahia, per esempio, lo scrittore Jorge Amado citava i nagô, jeje, ijexá, congo, angola e caboclo), ma essi continuarono ancora le loro tradizioni tribali, solo associando, secondo un perfetto sincretismo, a ciascuno degli Orixàs una figura cristiana: Oxalà è Gesù, Xangô è San Gerolamo, Omolu è San Lazzaro, Ogum è San Giovanni Battista, Orula è San Francesco, Yemanji è la Madonna dell’Immacolata Concezione, Oxum è la Madonna della Carità, Elegua è Sant’Antonio, Yansan è Santa Barbara, ecc. Una delle più famose confraternite femminili fu l’Irmandade de Nossa Senhora da Glória e da Boa Morte [Confraternita di Nostra Signora della Gloria e della Buona Morte], e da essa nacque nel XVIII secolo la prima casa (o terriero) di C. di Salvador de Bahia, la Casa Branca nel distretto Engenho Velho da Federação.

Il C. si sviluppò verso la fine del periodo della tratta degli schiavi (intorno al 1880), che non venivano più inviati nelle grandi fazendas in campagna, ma nella città di Salvador di Bahia, e qui potevano finalmente scambiare le loro idee ed esperienze. Dopo l’abolizione della schiavitù in Brasile con la Lei Aurea (Legge Aurea) del 13 maggio 1888, essi poterono liberamente praticare i loro culti (principalmente Bantu degli schiavi dell’Angola, ma anche, più tardi, Yoruba dalla città di Ketu, nel Benin, e dalla Nigeria).

Però, qualche secolo prima, alcuni di essi avevano avuto la possibilità di mantenere le loro tradizioni in una particolare situazione, vale a dire nei cosiddetti quilombos (o mocambos), insediamenti di schiavi fuggiti, organizzati come vere e proprie cittadelle, come Palmares (vicino a Pernambuco), che nel XVII secolo arrivò a contare ben 6.000 abitanti nel suo insediamento centrale (Cerca do Macaco), oltre a centinaia di ex-schiavi nei mocambos minori, prima di essere riconquistata da una spedizione militare portoghese nel 1694.
Il C. fu in ogni caso condannato dalla Chiesa Cattolica come “barbarico e demoniaco” e messo fuori legge dal governo brasiliano fino al 1967. Oggi la situazione si è ribaltata: il C. è riconosciuto e protetto dal governo, che sovvenziona persino alcuni terreiros di Salvador de Bahia.

I rituali

Il C. si svolge in un terreiro, un luogo sacro, il cui significato è “terra battuta” a ricordo di quella dei villaggi africani, ma può trovarsi in un edificio, o in un appartamento o perfino in una stanza singola. Esso comprende varie aree, ma in pratica vi è una divisione tra una zona più piccola limitata agli iniziati (quartos de santo) e una più grande (barraçaos), il cui accesso è consentito ai visitatori e dove si svolgono i canti, i balli [al suono degli atabaques (tamburi), agogô (due o tre piccole campane legate tra loro) e cabaça (una zucca vuota)] e dove certe volte avvengono le possessioni. Al centro c’è piantato un grande palo, simbolo dell’unione tra Cielo e Terra, e si trovano alcune fontane per le purificazioni preliminari, con le quali prende avvio il vero e proprio rituale, che comprende canti e balli, ma il cui clou è la discesa degli spiriti (Orixàs) nel corpo degli iniziati, che danzano durante la possessione. Dopo che gli spiriti si sono allontanati, avvengono un banchetto sacro e la divinazione e consultazione degli spiriti, tramite lo jogo de búzios, il lancio dei cauri (apposite conchiglie).

L’organizzazione

Un terreiro (oggi ve ne sono più di 2.000, la maggior parte gestite da donne) comprende sacerdoti (pai do santo) o sacerdotesse (mae do santo), adepti (filha e filho do santo), e figure maschili (ogan), che hanno vari compiti, non necessariamente spirituali. Ne hanno fatto parte anche personaggi famosi come Gilberto Gil (n. 1942), noto musicista samba e ministro della cultura brasiliana, ed il grande scrittore Jorge Amado (1912-2001), che ha parlato di C. nei suoi romanzi (mirabile è la descrizione degli Orixàs in Dona Flor e i suoi due mariti) e che era un membro di questa religione afro brasiliana: fu sempre molto fiero del titolo di Obá de Xangô, attribuitogli dal terreiro di Axé Opô Afonjá, a Bahia.

La teologia

La cosmologia Yoruba del C. racconta che Olorum, il Dio supremo formò in basso la terra (principio femminile, rappresentato dall’orixà Odua) e in alto il cielo (principio maschile, rappresentato dall’orixà Obatalà), come due metà di una zucca. In seguito egli diede a ciascun orixà un particolare attributo.

L’obiettivo principale del C. è di mantenere vivo l’aşe (o axé), la forza sacra invisibile che permea ogni aspetto della nostra vita rendendone possibile l'esistenza. Possedere  l’aşe significa essere in armonia con il mondo, avere consapevolezza e rispetto per ciò che si è, il che consente di godere della pienezza della vita.

Il Candomblé in Italia

Il vero C. in Italia va distinto rispetto a varie offerte di servizi di divinazione (anche da parte di ciarlatani), che fanno largo uso del termine C. per ammantare il tutto con un alone esotico ed esoterico: quello autentico è presente a Roma e Milano, dove un precedente centro di Umbanda (vedi sotto) si è trasformato in un terreiro di Candomblé keto (originario cioè della città di Ketu, nel Benin) grazie ad un pai do santo emigrato in Italia, Gerson de Oxóssi. Viene così fondato il centro Ilé Akaketo Airán, da cui deriva nel 1996 l’Associazione per la diffusione del Candomblé (A.DI.CA.) ad Arborio (in provincia di Vercelli), il cui sito ufficiale è www.adica.too.it  

Umbanda

L’Umbanda è nata nel 1904 a Rio de Janeiro e San Paolo e si è diffusa, anche presso le popolazioni bianche, in tutto il Brasile negli anni ‘50, ed è organizzata in una Federazione Umbandista. La sua principale differenza con il Candomblé è il basso interesse nella preservazione e ricostruzione della tradizione africana a favore di un sincretismo con elementi induisti (il termine stesso di Umbanda deriva dall’indù Aum-gandha, vale a dire principio divino), buddisti, teosofici, di magia nera [prendendo spunto dal leggendario Libro di San Cipriano, scritto da un mago siriano (m. 272) convertito al Cristianesimo], di spiritismo e guarigioni spirituali secondo i concetti del noto spiritista Allen Kardec [pseudonimo dello studioso francese Hyppolite Rivail (1804-69)].
Qui riveste un ruolo importante, più che la possessione degli Orixàs, la comunicazione con gli spiriti degli antenati, che possono aiutare nella formazione di un individuo.