Clarke, Samuel (1675-1729)

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Samuel Clarke

 

La vita

Il filosofo e teologo inglese Samuel Clarke, figlio del consigliere comunale Edward Clarke, nacque a Norwich, nella contea inglese del Norfolk, l'11 ottobre 1675.

Dopo aver frequentato la scuola a Norwich, C. s'iscrisse all'università di Cambridge, alla Caius College, dove nel 1695 egli ottenne il suo baccalaureato con una tesi nella quale difese le idee di Isaac Newton (1642-1727). C. contribuì molto alla diffusione del pensiero di quest'ultimo, pubblicando, due anni dopo, la traduzione in latino del Trait de physique (Trattato di fisica) del fisico cartesiano Jacques Rohault (1620-1675), dove C. aveva aggiunto nel testo diverse note, dalle quali, in effetti, si evinceva la sua critica verso il metodo cartesiano a favore di quello newtoniano.

In seguito C. si dedicò agli studi sulle Sacre Scritture e pronunciò i voti, diventando nel 1698 cappellano del vescovo di Norwich, John Moore (vescovo: 1691-1707). Ad iniziare dal 1699 egli pubblicò una vasta serie di trattati e parafrasi su vari argomenti religiosi ed, in particolare dal 1704, il testo di una serie di conferenze, da lui tenute nell'ambito delle cosiddette Boyle Lectures [conferenze, dove si discuteva dell'esistenza di Dio, volute e, dopo la sua scomparsa, dedicate alla figura del filosofo e scienziato irlandese Robert Boyle (1627-1692)].

Nel 1704 egli pubblicò A Demonstration of the Being and Attributes of God (Una dimostrazione dell'essere e degli attributi di Dio), nella quale, in polemica con i testi di Thomas Hobbes (1588-1679) e Baruch Spinoza (1632-1677), cercò di dimostrare l'esistenza di Dio attraverso un modello matematico, poi nel 1705 A Discourse concerning the Unchangeable Obligations of Natural Religion and the Truth and Certainty of Christian Revelation (Un discorso a proposito degli obblighi immutabili della religione naturale e della verità e certezza della rivelazione cristiana), nella quale C. affermò che i principi morali erano, come le proposizioni matematiche, comprensibili mediante l'uso della ragione, senza l'ausilio della fede.

Nel 1706 C. attaccò il teologo irlandese Henry Dodwell (1641-1711), che affermava che la mortalità dell'anima era trasformata in immortalità mediante l'efficacia sopranaturale del battesimo (la cosiddetta immortalità condizionata), e durante detta polemica egli entrò in una controversia epistolare con il filosofo deista Anthony Collins.

Diventato oramai un filosofo noto e ricercato, C. fu nominato nello stesso 1706 cappellano della regina Anna d'Inghilterra (1702-1714) e, tre anni più tardi, divenne rettore di St. James, a Westminster. Dopo aver conseguito il dottorato in teologia, nel 1712 C. pubblicò, nonostante pareri contrari espressi da alcuni ministri di corte, il suo libro più discusso, The Scriptural Doctrine of the Trinity (La dottrina delle Scritture sulla Trinità), diviso in tre parti: la collezione e l'esegesi dei testi neotestamentari sulla Trinità, la discussione della relativa dottrina e i principali passaggi nella liturgia anglicana riferiti alla Trinità.

Questo testo gli costò l'accusa di arianesimo, in quanto nel trattato egli affermò che Cristo era sì divino, ma era stato creato: il vespaio che ne scaturì lo costrinse a leggere una rettifica davanti all'Alta Corte Ecclesiastica Inglese, nella quale promise di non scrivere o predicare più sull'argomento. Tuttavia questa controversia e le continue accuse di arianesimo impedirono a C. un'ulteriore carriera ecclesiastica: fino a quel momento egli era, infatti, uno dei più probabili candidati per diventare Arcivescovo di Canterbury.

Dal 1714, data della salita al trono d'Inghilterra di re Giorgio I di Hanover (1714-1727), C. sviluppò una discussione epistolare su temi come l'onnipresenza divina, l'eternità, la natura dei miracoli, la relazione di Dio con il mondo, con il famoso filosofo tedesco Gottfried Wilhelm Leibniz (1646-1716), grazie alla mediazione della principessa di Galles e futura regina d'Inghilterra, Wilhelmina Caroline d'Anspach (1683-1737). Questa corrispondenza, interrotta nel 1716 dalla morte di Liebniz, fu pubblicata nel 1717 con un'aggiunta polemica di C. contro Collins che affermava l'inesistenza del libero arbitrio.

L'11 maggio 1729, mentre si recava a predicare davanti ai giudici della Corte Serjeants' Inn a Londra, C. si ammalò improvvisamente, morendo il sabato successivo, il 17 maggio 1729.

Il pensiero

L'arma principale del pensiero di C. era la logica ferrea che lui contrappose agli schemi filosofici di Hobbes, Spinoza, Collins, Leibniz, John Locke (1632-1704), etc.

La stessa logica venne da lui usata nella dimostrazione dell'esistenza di Dio, basata sui seguenti punti:

  • E' esistito dall'eternità qualcosa

  • E' esistito dall'eternità un essere immutabile e indipendente

  • Questo essere esiste senza alcuna causa esterna della sua esistenza

  • Non sappiamo e non comprendiamo di che sostanza sia fatto

  • Tuttavia sono dimostrabili molti degli attributi essenziali della sua natura:

  • Che deve essere eterno

  • Che deve infinito e onnipresente

  • Che deve essere uno

  • Che deve essere intelligente

  • Che abbia avuto la libertà di scelta

  • Che deve essere infinitamente saggio

  • Che, per diventare il supremo giudice del mondo, deve avere la bontà, giustizia, verità e altre perfezioni morali.