Grozio, Ugo (De Groot, Huig) (1583-1645)

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Ugo Grozio

 

La vita

Il grande giurista e filosofo Ugo Grozio (forma italianizzata di Huig De Groot) nacque il 10 aprile 1583 a Delft, in Olanda, da Jan De Groot, sindaco di Delft e curatore dell'università di Leida, discendente da una famiglia nobile di lontane origini francesi. Bambino prodigio, già all'età di otto anni G. componeva versi in latino e, a 11 anni, iniziò a frequentare l'università di Leida, dove si laureò a soli 15 anni, nel 1598. Nello stesso anno egli accompagnò l'Avvocato Generale dello Stato Jan Van Oldenbarnevelt in missione diplomatica in Francia, dove fu benevolmente accolto dal re Enrico IV (1589-1610) come il miracolo d'Olanda.

Nel 1599, rientrato in Olanda, G. iniziò a lavorare come avvocato all'Aia per la Compagnia Olandese delle Indie Orientali, voluta da Van Oldenbarnevelt, ma quest'attività non gli impedì di scrivere e pubblicare nel 1610 la storia delle origini della repubblica olandese con il titolo di De Antiquitate Reipublicae Batavicae. Tuttavia, dall'anno successivo, 1604, G. iniziò a scrivere i trattati su temi legali, che lo resero famoso: il primo trattato fu De jure praedae (La legge della preda), di cui un capitolo, noto come Mare Liberum, disquisiva sull'infondatezza della pretesa di alcune nazioni, come il Portogallo, di considerare l'oceano come proprietà privata e quindi sulla legittimità dell'episodio, accaduto in quegli anni, della cattura di un galeone portoghese da parte del capitano olandese Heemskirk, comandante di una delle navi della Compagnia Olandese delle Indie Orientali.

Nel 1607 G. fu nominato Avvocato del Fisco Olandese, che comprendeva i ruoli di Procuratore Generale, Pubblico Ministero e Sceriffo. Questo fu seguito, nel 1608, dal suo matrimonio con Marie van Reigersberch (o Reigersberg), una 19enne proveniente da un'ottima famiglia dello Zeeland e dalla quale G. ebbe tre figli.

Infine nel 1613 egli fu nominato rappresentante della città di Rotterdam presso gli Stati Generali Olandesi, ma la sua buona stella iniziò a declinare quando decise di aderire al movimento degli arminiani, fondato da Jacob Arminius qualche anno prima. Ciò lo portò in conflitto con la fazione calvinista osservante, capeggiata dal teologo Franz Gomar e sostenuta, per motivi di potere politico, dallo stadtholder (governatore) Maurizio di Orange-Nassau (1567-1625). Quest'ultimo aveva deciso di farla finita con il suo ex mentore, ma ora suo avversario politico, Jan Van Oldenbarnevelt e con il movimento degli arminani, dopo che essi avevano presentato, sotto la guida dei capi Simon Bischop (nome umanistico: Episcopius) (1583-1643) e Jan Uytenbogaert (1577-1644) e su consiglio di Van Oldenbarnevelt stesso, le loro idee con forte spirito polemico (per questo erano stati ribattezzati rimostranti) agli Stati Generali Olandesi nel 1610.

Nel 1618, Maurizio fece convocare il concilio di Dort (Dordrecht) (novembre 1618- maggio 1619), dove l'armianismo fu condannato senza appello, nonostante l'autorevole supporto di Van Oldenbarnevelt e di G. Il 29 agosto 1618 avvenne la resa dei conti: con un colpo di stato Maurizio fece arrestare e processare l'anziano Van Oldenbarnevelt per alto tradimento: fu decapitato il 13 maggio 1619. Anche G. fu arrestato e condannato, assieme al rappresentante di Leida Rombout Hoogerbeets, al carcere a vita nel castello di Loevestein. Tuttavia, il 22 marzo 1621, la moglie riuscì ad organizzare la sua rocambolesca fuga dalla fortezza: approfittando che una cassa di libri non veniva mai aperta e controllata, Marie riuscì a nascondervi dentro il marito e a farlo portare fuori dal castello dai suoi stessi carcerieri!

Una volta libero, G. fuggì dapprima ad Anversa, poi a Parigi, dove, nonostante una ricca rendita concessa dal re Luigi XIII (1610-1643) (in realtà mai pagata), egli si trovò in forti difficoltà economiche. Ciononostante fu proprio qui dove, dal 1623, G. scrisse la sua opera principale, il De jure belli et pacis (La legge della guerra e della pace), pubblicata nel 1625 e che, nonostante un debito di idee nei confronti di precedenti studiosi di legge, come l'italiano Alberico Gentili (1552-1608), a cui G. si ispirò, fece guadagnare al suo autore il titolo di Padre del Diritto Internazionale moderno.

Nel 1631, forse pensando ad un suo perdono anche in considerazione della morte del suo persecutore Maurizio d'Orange-Nassau, avvenuta nel 1625, G. ritornò in patria. Per qualche mese lavorò facendo il suo vecchio mestiere d'avvocato e gli fu perfino offerto il posto di Governatore Generale in Asia della Compagnia Olandese delle Indie Orientali, ma ben presto i suoi nemici piazzarono sulla sua testa una taglia di 2.000 guilders: G. decise quindi nell'aprile 1632 di abbandonare per sempre la sua patria per recarsi in Germania.

Dopo una permanenza ad Amburgo di tre anni, G. si recò a Stoccolma e qui fu nominato nel 1634 dalla regina Cristina (1632-1654) ambasciatore di Svezia presso la corte francese di Luigi XIII, dove però fu preso in antipatia dal famoso e potente cardinale Richelieu (1585-1642), nonostante i suoi buoni uffici nell'organizzare le prime trattative per la fine della guerra dei Trent'anni (1618-1648).

Nel 1644 G. fu richiamato in Svezia dalla regina Cristina e nel marzo 1645 prese definitivo congedo dalla corte svedese, imbarcandosi con la famiglia su una nave, che però fece naufragio vicino a Danzica. Il 13 agosto la nave riprese il mare con rotta per Lubecca, otto giorni più tardi dovette però rifugiarsi a Rostock, in Germania, a causa di violente tempeste. Qui G. si ammalò gravemente e morì il 28 (o 29) agosto 1645. Le sue ultime (e amare) parole furono: Pur capendo molte cose, non ne ho portato a termine nessuna.

Le opere

Come detto l'opera più famosa di G. fu il De jure belli et pacis (La legge della guerra e della pace), dove G. espresse il parere che il principio del diritto pubblico dovesse essere ricercato nelle Leggi della Natura (dottrina chiamata giusnaturalismo), che le nazioni, per essere riconosciute legittime, avrebbero dovuto rispettare. Inoltre per G. il potere dello stato doveva essere sancito mediante un patto che vincolasse tutti, governanti e governati, e che fosse illegale infrangere.

Oltre a lettere, traduzione di classici latini, ecc., le altre opere di G., degne di nota, sono:

  • Il già citato De jure praedae (La legge della preda),

  • La storia dell'Olanda (di De Antiquitate Reipublicae Batavicae),

  • Trattati religiosi come Bewys van den Waren Godtdienst (una prova della vera religione),e

  • De veritate religionis Christianae (la verità della religione cristiana) dove entrò in profonda polemica contro Gomar, invocando la tolleranza ed il liberismo,

  • Il tomo fondamentale per la legge olandese (fino al 1809): Inleiding tot de Hollandsche Rechtsgeleertheyd (introduzione alla giurisprudenza in Olanda).