Hecker, Isaac Thomas (1819-1888) ed americanismo

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L'arcivescovo di Baltimora James Gibbons, prelato di punta dell'americanismo

 

La vita

Isaac Thomas Hecker nacque il 18 dicembre 1819 a New York da una famiglia di poveri immigrati tedeschi: si racconta che sia stato costretto a svolgere umili lavori già dall'età di 12 anni, nonostante un suo precoce interesse per la filosofia kantiana.

Dal punto di vista religioso, H. sviluppò esperienze molto diversificate, dapprima associandosi al predicatore trascendentalista Orestes Augustus Brownson (1803-1876), poi entrando nel movimento di Brook Farm, una comunità agricola (nel Massachusetts) d'ispirazione unitariana, attiva tra il 1841 ed il 1847, e che attirò anche il noto scrittore Nathaniel Hawthorne (1804-1864). Dopo aver abbandonato quest'ultima esperienza nel 1844, H. decise di convertirsi al Cattolicesimo: si fece battezzare dal vescovo di New York John McCloskey (1810-1885), ed entrò in una comunità di redentoristi in Belgio. Fu ordinato sacerdote a Londra nel 1849 dal cardinale Nicholas Wiseman (1802-1865), tornando successivamente in Stati Uniti come missionario redentorista.

Durante la sua attività missionaria cattolica, H. si convinse che questa avrebbe avuto una maggiore efficacia, se si fosse adattata agli usi e costumi americani, e perciò, spalleggiato da quattro confratelli, decise di recarsi nel 1857 a Roma, dal Rettore Maggiore dell'Ordine, per chiedere l'apertura di un noviziato sul territorio americano. Non soltanto il suo superiore non lo ascoltò, ma addirittura lo espulse dall'ordine per essersi permesso di recarsi a Roma senza le opportune autorizzazioni.

La situazione fu sanata da Papa Pio IX (1846-1878), che permise a H. e agli altri quattro sacerdoti di fondare nel 1858 una comunità religiosa, denominata The Missionary Society of St. Paul the Apostle in the State of New York (Società missionaria di San Paolo l'apostolo nello stato di New York), o Congregazione dei Padri Paolisti. H. gestì questa comunità per ben 30 anni, fino alla sua morte il 22 dicembre 1888, oltre ad impegnarsi nell'editoria religiosa, fondando la rivista Catholic World (Mondo cattolico) e scrivendo diversi testi sul ruolo del Cattolicesimo negli Stati Uniti.

La crescita del Cattolicesimo in Stati Uniti

L'attività di H. coincise con gli anni della crescita esponenziale del Cattolicesimo in America, favorita dalla massiccia emigrazione dall'Europa, soprattutto dall'Irlanda in seguito alle carestie di patate e dalla Germania per motivi politici: nel 1870, pur essendo gli Stati Uniti un paese a maggioranza protestante, il Cattolicesimo era diventato la singola denominazione religiosa più diffusa nel paese, ma, nello stesso tempo, si erano creati diversi problemi sociali per i lavoratori cattolici americani. Infatti, essi, per mancanza di simili organizzazioni cattoliche, erano costretti a far parte di strutture sindacali o sociali d'ispirazione protestante o laica e dovevano mandare i propri figli ad università non cattoliche.

In questa situazione i cattolici americani presero coscienza della necessità di un rinnovamento della cultura della Chiesa in senso americano: i principali leader furono l'arcivescovo di Baltimora, James Gibbons (1834-1921), l'arcivescovo di Saint Paul, John Ireland (1838-1918), il vescovo di Richmond (e successivamente primo rettore dell'Università Cattolica di Washington), John Joseph Keane (1839-1913) e Monsignor Denis O'Connell (1849-1927), rettore del Collegio Nordamericano di Roma, e successivamente vescovo di Richmond, tutti d'origine irlandese.

L'americanismo

Nel 1891 fu pubblicata la biografia di H., dal titolo The life of Father Hecker (La vita di Padre Hecker), scritta dal padre paolista Walter Elliott, e le idee di H. divisero il mondo cattolico statunitense in americanisti (spesso d'origine irlandese, come si nota dall'origine dei quattro prelati sopraccitati) e conservatori (sovente emigrati o figli di emigrati tedeschi).

Questi ultimi erano, tuttavia, in netta maggioranza nella Curia romana e riuscirono a convincere Papa Leone XIII (1878-1903) ad emettere nel 1895 l'enciclica Longinqua Oceani, con la quale, pur lodando l'incredibile crescita della Chiesa nel Nuovo Mondo, veniva però respinta l'idea di una via "americana" al cattolicesimo. Nello stesso anno a Roma, la Congregazione per la Propagazione della Fede (l'ex Inquisizione) chiese le dimissioni di O'Connell da rettore del Collegio Americano, e simile destino seguì, nel 1896, il vescovo Keane, dimissionato dal suo incarico a Washington.

Eppure, poco dopo, le idee di H. si propagarono anche in Europa, grazie alla traduzione in francese del 1897 a cura della Contessa de Ravilliax, con introduzione dell'abbè Felix Klein (1862-1953), che attirò l'interesse di una consistente parte del clero francese e fu rinforzato dall'intervento appassionato di O'Connell, a favore delle idee propugnate da H., durante il Congresso Cattolico a Friburgo del 1897. La descrizione, infatti, di H. come uomo dotato di iniziativa personale, impegnato nelle attività sociali, e che si era adattato alle necessità dei tempi e della società moderna, entusiasmò in particolare alcuni giovani sacerdoti francesi, che contestavano il progressivo isolamento dalle istanze sociali [il loro grido di battaglia era Allons au peuple (Andiamo dal popolo)] e filantropiche della Chiesa Cattolica, mentre quest'ultima pareva loro sempre più interessata all'aspetto più "routinario" della religione.

L'ala conservatrice della Chiesa Cattolica reagì mediante gli articoli dei gesuiti su Civiltà Cattolica e dell'abbé francese Charles Maignen (1869-1922), che pubblicò nel 1898, con lo pseudonimo di Martel, lo scritto polemico Le Père Hecker, est-il un saint? (Padre Hecker è un santo?), nel quale la scontata conclusione era che non solo H. non era un santo, ma si poteva addirittura definire un protestante radicale, il cui rifiuto dell'esteriorità e della ritualità cattolica somigliava a quello del condannato molinismo di Miguel Molinos e della famosa Madame Guyon.

A questo punto, intervenne la Santa Sede con l'enciclica (sotto forma di breve pontificia inviata nel febbraio 1899 al cardinale Gibbons) Testem Benevolentiae, nella quale Papa Leone XIII respinse la tesi che la Chiesa dovesse adattarsi al mondo moderno, insistette sull'obbedienza alla Chiesa e alla sua infallibile autorità, condannando l'iniziativa personale nella vita spirituale, la minimizzazione della dottrina e ritualità cattolica, e lo sminuire l'importanza degli ordini religiosi. L'enciclica non produsse particolari reazioni: i prelati americanisti si limitarono a commentare che le dottrine condannate erano state montate ad arte da parte dei loro nemici, i conservatori furono paghi di aver ottenuto la rimozione di O'Connell e Keane e la condanna ufficiale dell'americanismo, ma tutto ciò fu solo il preludio di una più dura battaglia, destinata a caratterizzare marcatamente il Cattolicesimo dell'inizio del XX secolo: il modernismo.