Molinos, Miguel de (1628-1696) e Quietismo

Fare clic per visualizzare la foto

Miguel de Molinos

 

La vita

Il mistico Miguel de Molinos nacque il 29 giugno 1628 (anche se diversi testi riportano la data del 21 dicembre 1640) a Muniesa, vicino a Saragoza, in Spagna. Da giovane egli studiò a Valencia, dove si laureò, fu ordinato e dove successivamente poté usufruire del beneficio (rendita) della locale chiesa di San Tommaso, oltre a diventare confessore per un convento di suore.

Nel 1662 egli si trasferì a Roma, dove divenne amico del cardinale Benedetto Odescalchi, il futuro Papa (energico, saggio ma alquanto intransigente) Innocenzo XI (1676-1689). Nel 1675 M. pubblicò, in italiano, la sua Guida spirituale, che disinvolge l'anima e la conduce per l'interior cammino all'acquisto della perfetta contemplazione e del ricco tesoro della pace interiore, seguita poco dopo dal Trattato della Comunione quotidiana. I due testi passarono abbastanza inosservati fino al 1681, quando il predicatore gesuita Paolo Segneri (1624-1694) attaccò le idee di M., pur non citandolo direttamente.

Una prima inchiesta dell'Inquisizione assolse il mistico spagnolo, tuttavia i soliti gesuiti non ebbero problemi a scatenare il re di Francia, Luigi XIV (1654-1715), ansioso di mettere in difficoltà Innocenzo XI con il quale era ai ferri corti per le posizioni gallicane della monarchia francese, a denunciare, attraverso il cardinale César d'Estrées (1628-1714), ambasciatore presso la Santa Sede, la presenza di un eretico a Roma proprio nella persona di M., oltretutto amico del Papa.

M. fu arrestato nel maggio 1685 e, nonostante le intercessioni di amici altolocati, fu processato per eresia e immoralità (quest'ultima accusa fu un malinteso derivato da una particolare interpretazione della sua dottrina: vedi sotto): la sentenza di condanna fu pronunciata il 3 settembre 1687 nella chiesa domenicana di Santa Maria sopra Minerva a Roma. M. dovette fare pubblica ammissione dei propri errori e fu condannato alla prigione a vita e a vestirsi con il saio dei penitenti. Infine il 2 novembre 1687 Innocenzo XI firmò la bolla Colestis pastor, che condannò 68 proposizioni contenute nella Guida spirituale e in altre opere di M., che morì in carcere nove anni dopo, il 28 dicembre 1696.

La dottrina

Il quietismo mirava a privilegiare un rapporto diretto, una vera unione, con Dio, ottenuto mediante uno stato di quiete, di passività, di annullamento della volontà e d'ogni pensiero intellettuale, rifiutando la consolidata gerarchia ecclesiastica. L'uomo doveva percorrere la sua via interna annichilandosi, abbandonandosi totalmente alla volontà di Dio senza pensare a premi o punizioni e rimanere perinde ac cadaver (come un cadavere). Facendo ciò, l'anima si annichiliva e ritornava alla fonte, l'essenza di Dio, nella quale veniva trasformata e divinizzata.

Erano quindi disprezzate le attività esteriori del Cristianesimo, come i sacramenti, la ritualità e le preghiere (più il fedele si abbandonava alla volontà di Dio e più gli risultava difficile recitare anche un semplice Padre Nostro).

L'accusa d'immoralità rivolta a M. derivava dal convincimento quietista che quando la purezza dell'anima fosse stata raggiunta con l'annichilazione sopra descritta, l'uomo non doveva più chiedere niente a Dio, ma anche non offrire resistenza alle tentazioni in quanto egli non avrebbe potuto più peccare. Del resto, un eventuale peccato (opera del diavolo) non andava neanche confessato, cosicché lo spirito potesse vincere il diavolo grazie alla sua pace e all'unione più intima con Dio. Un credo questo simile a quello del movimento medioevale dei fratelli del libero spirito, che, al riguardo, rimandavano al passo di San Paolo: Tutto è puro per i puri (Lettera a Tito 1,15).

Elementi della dottrina quietista si possono ritrovare nella storia del Cristianesimo occidentale fino al `500: in alcune scuole gnostiche, nei messaliani, nel movimento dei begardi e beghine, nei già citati fratelli del libero spirito, nei mistici tedeschi come Johannes Eckhart, negli alumbrados, e perfino nei santi mistici cattolici Teresa d'Avila (1515-1582) e Giovanni della Croce (1542-1591).

Inoltre, nel XVII secolo, idee o istanze simili a quelle quietiste si ritrovano espresse dai quaccheri di George Fox, dal giansenismo, dalla mistica eterodossa francese (quietista ante-litteram) Antoinette Bourignon, dal mistico spagnolo Juan Falconi (1596-1638), e soprattutto dai precursori del pietismo luterano: Johann Arndt aveva pubblicato nel 1606 il suo lavoro più famoso, Vier Bücher vom Wahren Christhentum [Quattro (diventati poi sei) libri sul vero cristianesimo] e Jean de Labadie, dopo il 1650, aveva fondato comunità mistica di adepti che si ritenevano predestinati alla salvezza e che rifiutavano sacramenti, pratiche religiose, dogmi e gerarchia ecclesiastica.

Il quietismo dopo Molinos

In Italia il più famoso seguace di M. fu il vescovo (poi cardinale) di Iesi, Pier Matteo Petrucci, condannato nel 1687, mentre molto peggio andò ai francescani minori conventuali Antonio Bevilacqua e Carlo Maria Campana, decapitati nelle Carceri Nuove il 26 marzo 1695. Inoltre, nel 1708, suscitò notevole scalpore il processo al prete bresciano Giuseppe Beccarelli (1666-1716), accusato di quietismo, ma forse più noto per le gravi accuse di sodomia nei confronti dei giovani che frequentavano il collegio bresciano, di cui il Beccarelli era direttore.

Comunque la nazione dove il quietismo ebbe la diffusione più duratura fu la Francia: a parte la mistica Antoinette Bourignon, gli esponenti più in vista furono Jeanne Marie Guyon (detta Madame Guyon), una mistica ben introdotta nell'aristocrazia francese e amica di Francoise d'Aubigne, Marchesa de Maintenon (1635-1719) e moglie morganatica del re Luigi XIV (1654-1715); il confessore della Guyon, padre François Lacombe (1643-1715); e l'arcivescovo di Cambrai François de Fénelon.

Il grande nemico del quietismo fu Jacques Bénigne Bossuet (1627-1704), predicatore e vescovo di Meaux, in Francia. Egli dispose l'arresto e l'imprigionamento alla Bastiglia di Madame Guyon, entrò in polemica accesa con Fénelon e fu il principale artefice della condanna, nel 1699, di quest'ultimo da parte di Papa Innocenzo XII (1691-1700).