Gallicanesimo (dal XVII secolo)

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Hyacinthe Rigaud: Ritratto di Luigi XIV di Francia.

(Louvre, Parigi)

Per Gallicanesimo s'intende quel complesso di dottrine, che asserivano l'autonomia, più o meno estesa, della Chiesa francese dall'autorità del Papato. Il G. si opponeva all'ultramontanismo, che favoriva la centralizzazione dell'autorità della Curia papale.

Origini del Gallicanesimo

Il G. ha radici lontane: già nel IX secolo i papi, trovandosi nell'impossibilità di ricondurre all'obbedienza quei nobili locali che si erano impossessati di sedi vescovili in Francia, diedero un'autorità spirituale ai re della dinastia carolingia, e i loro successori non mancarono di esercitarla.

All'inizio del XIV secolo, le lotte fra Filippo il Bello e Papa Bonifacio VIII (1294-1303) portarono drammaticamente alla luce lo scontro fra questi due centri di potere. In questo contesto si inserì l'esilio del papato ad Avignone (1309-1377) e le contestazioni del potere ecclesiastico di Papa Giovanni XXII da parte dai pensatori Guglielmo di Ockham, Jean de Jandun e Marsilio da Padova. Il lavoro principale di Marsilio, Defensor Pacis, fece da riferimento alla successiva diatriba, che vide contrapposti i re di Francia e l'università della Sorbona da una parte e il Papa [soprattutto l'antipapa Benedetto XIII (1394-1423)] dall'altra, e sfociò nella Sanzione Pragmatica di Bourges del 1438, voluta dal re Carlo VII (1422-1461) e che proibì al papa di nominare suoi candidati per i benefici vacanti sul territorio francese. La situazione migliorò con il Concordato di Bologna (1516) tra il re di Francia, Francesco I (1515-1547), e Papa Leone X (1513-1521): al re fu permesso di nominare vescovi ed altri ecclesiastici francesi, che dovevano però essere confermati dal papa.

Alla fine del XVI secolo si affacciarono sulla scena il teologo zwingliano Thomas Erastus, che nel 1589 pubblicò La nullità delle censure della Chiesa, e l'avvocato calvinista, poi convertito al cattolicesimo, Pierre Pithou (1539-1596), il quale nel 1594 pubblicò il caposaldo, contenenti 83 articoli ben codificati, dei testi gallicani, Les libertés de l'église gallicane (Le libertà della chiesa gallicana).

Il Gallicanesimo durante il regno di Luigi XIV di Francia

Ma fu soprattutto con il regno di Luigi XIV (1643-1715) che il g. divenne sempre forte, dapprima con la dichiarazione dell'università della Sorbona contro l'infallibilità del Papa e contro ogni possibile autorità gerarchica di quest'ultimo sui re di Francia, poi con la crisi del 1682, scoppiata tra Luigi XIV e Papa Innocenzo XI (1676-1689) e sfociata nei quattro articoli gallicani approvati da un'assemblea del clero francese e che stabilivano:

  • Il Papa non aveva autorità sul potere temporale e il Re non era soggetto alla Chiesa in materia di cose civili.

  • Il Concilio Generale aveva autorità sul Papa.

  • Le antiche libertà della Chiesa francese erano inviolabili.

  • Il giudizio del Papa non era inconfutabile.

Nonostante le proteste di Innocenzo e del successore Alessandro VIII (1689-1691), la polemica rientrò, almeno formalmente, con Innocenzo XII (1691-1700), al quale lo stesso Luigi XIV scrisse per comunicare che era stato impedita l'esecuzione pratica dell'editto del 1682.

Ciononostante lo spirito gallicano rimase vivo nel clero francese e ricomparve in occasione della bolla Unigenitus del 1713. Questa bolla era stata emanata da Papa Clemente XI (1700-1721) come condanna delle Reflexions morales, un testo giansenista di Pasquier Quesnel, ma con un'insolita durezza, essa condannava frasi perfettamente ortodosse contenute nel testo. Questo fatto provocò una momentanea scissione nella Chiesa Cattolica francese quando il cardinale Louis Antoine De Noailles, arcivescovo di Parigi (1651-1729), e otto (in seguito diciotto) altri vescovi, appoggiati dalle facoltà di Parigi, Reims e Nantes, oltre a circa 3000 ecclesiastici, non accettarono per nulla i contenuti della bolla e si appellarono al sinodo generale francese.

La reazione di Clemente XI fu durissima con l'emissione della bolla Pastoralis officii (1718), che condannò l'appello e scomunicò gli appellanti. Tuttavia i dissidenti rimasero sulle loro posizioni ed anche il ritorno di De Noailles all'ortodossia nel 1728 non riportò la situazione alla normalità: il parlamento francese continuò ancora per molto tempo a rifiutare la bolla Unigenitus.

Il Gallicanesimo in altre nazioni

Nella metà del XVIII secolo, il g. iniziò ad attecchire in Olanda, in Germania, dove prese il nome di febronianismo dallo pseudonimo (Febronio) di Johann Nikolaus Hontheim, e perfino in Italia con il sinodo di Pistoia del 1786, presieduto dal vescovo Scipione de' Ricci, che tentò inutilmente una riforma della Chiesa con l'introduzione di elementi gallicani, di una maggiore moralizzazione del clero e, curiosamente, con l'abolizione del latino nei riti: De' Ricci fu deposto nel 1790 e le conclusioni del sinodo condannate dalla bolla Auctorem fidei del 1794, emessa da Papa Pio VI (1775-1799).

Il g. tramontò definitivamente con il Concordato del 1801 tra Napoleone Bonaparte (come imperatore: 1804-1814) e Papa Pio VII (1800-1823).