Marsilio da Padova (ca.1270- ca.1342)

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Marsilio da Padova

 

La vita

Marsilio da Padova, medico e teologo, nacque nel 1270 ca. a Padova, presso la cui università egli studiò medicina, laureandosi, tuttavia, a Parigi e come maestro nella facoltà delle arti. Dal 1313 M. divenne rettore della stessa università francese.

Nel 1324 scrisse, assieme a Jean de Jandun, il celebre libro Defensor pacis, un'appassionata difesa della supremazia dell'Impero sulla Chiesa, la quale, secondo gli autori, non doveva occuparsi di faccende secolari, come le punizioni ed esecuzioni di eretici, ma soltanto di conversioni o punizioni spirituali. Questo libro mise nei guai i due autori presso Papa Giovanni XXII, il cui concetto del potere papale era quanto di più distante si potesse immaginare dalle tesi espresse nel Defensor pacis.

Infatti nel 1327 M. e Jean furono scomunicati dal papa (che li definì: duos perditionis filios et maledictionis alumnos): tuttavia essi erano già riusciti a fuggire nel 1326 presso l'imperatore Ludovico IV il Bavaro, e lo seguirono nella sua calata in Italia del 1327. Furono raggiunti a Pisa nel 1328 da altri due celebri perseguitati dal papa: il generale dei Francescani Michele di Cesena e il famoso filosofo della Scuola Scolastica Guglielmo di Ockham. M. seguì l'imperatore al suo rientro a Monaco di Baviera, dove rimase fino alla sua morte nel 1342 ca. Nell'anno della sua morte scrisse anche un Defensor minor, riprendendo la polemica innescata dal primo libro.

Defensor pacis

Il famoso trattato di M. e Jean de Jandun propugnava l'idea di uno stato laico moderno. La facoltà di emettere leggi era nelle mani dei cittadini, che potevano delegare i poteri esecutivi ad una persona, che li esercitava in nome del bene comune.

Secondo un concetto molto congregazionista, la comunità dei cittadini, inoltre, poteva nominare i parroci e controllare i preti nell'esercizio delle loro funzioni. La Chiesa, invece, non poteva avere alcun potere coercitivo e non doveva avere un capo con più poteri di altri, come San Pietro non n'aveva avuto più degli altri apostoli. Il papa infatti non aveva nessun primato di origine divina e poteva avere solo la facoltà di convocare un concilio ecumenico, ed attenersi alle decisioni prese in questa sede. Nelle relazioni tra il papa e l'imperatore, quest'ultimo, come delegato dai cittadini, aveva il potere sul primo e sul concilio, mentre il papa non l'aveva su nessuno, salvo che non fosse autorizzato dall'imperatore stesso.

In ultima istanza, il ruolo della Chiesa e del papa era l'annuncio del Regno Celeste e dovevano dare il buon esempio, vivendo in povertà seguendo l'esempio di Gesù e gli Apostoli.