Papa Giovanni XXII (n. 1249, Papa 1316-1334)

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Papa Giovanni XXII

 

La vita

Jacques d'Euse, nato nel 1249 a Cahors, nella regione del Quercy, nel sud della Francia, divenne Papa Giovanni XXII il 7 Agosto 1316 e morì il 4 Dicembre 1334.

Fu un papa scarso dal punto di vista teologico, avido, ambizioso, fiscalmente spregiudicato nell'adottare il sistema delle commende (l'uso di attribuire, dietro pagamento, un beneficio, cioè una carica ecclesiastica con proventi, vacante al titolare di un altro beneficio), nepotista nel piazzare amici e parenti in posti di rilievo, fortissimo accentratore dell'amministrazione ecclesiastica, ma soprattutto del tutto intollerante nei confronti di nuovi movimenti riformatori, che sarebbero stati molto salutari per la Chiesa se fossero stati recepiti nella giusta maniera, ma che, invece, furono combattuti come si combattono i peggiori criminali.

G., infatti, si mostrò mortale nemico sia del movimento dei francescani spirituali, da egli sprezzantemente soprannominati fraticelli, che perseguì senza pietà. E questo significò la scomunica anche per Ubertino da Casale, Angelo Clareno da Cingoli fino a Michele da Cesena, ex generale dell'ordine francescano, il quale nel 1322 aveva convocato il Capitolo Generale dell'ordine per emettere un pronunciamento a favore dell'assoluta povertà di Gesù Cristo e degli apostoli, condannato come eretico (sic!) da G. nel 1323.

G. inoltre fece condannare, a parte Michele, tutti coloro che entrarono in campo a fianco dell'imperatore Ludovico il Bavaro nella sua lotta contro le ingerenze del Papa, e quindi Marsilio da Padova, Jean de Jandun e Guglielmo di Ockham, tutti rigorosamente scomunicati. Infine G. perseguì con tenacia il movimento delle Beghine e dei Begardi ed anche il famoso mistico tedesco Meister Eckhart von Hochheim, loro simpatizzante e finì in bellezza facendo condannare al rogo il medico e astrologo Cecco d'Ascoli.

Le accuse d'eresia

Non c'è quindi da meravigliarsi se poi, alla fine di tutto ciò, fu Giovanni XXII stesso ad essere....accusato d'eresia!

Accadde durante varie prediche, soprattutto quella tenuta il giorno d'Ognissanti del 1331: G. dichiarò che le anime dei morti in grazia di Dio avrebbero goduto della "visione beatifica" non subito dopo la morte, come affermava la tradizione, ma solo alla resurrezione dei morti e che, nell'attesa, essi avrebbero dormito godendo del conforto di Cristo "sotto l'altare". Questa sua idea aveva una curiosa assomiglianza con la dottrina del condizionalismo, caratteristica di molte chiese avventiste del XIX secolo.

L'incauta affermazione suscitò un vespaio in particolare presso i teologi dell'Università di Parigi, i quali, dopo un'approfondita discussione, sbugiardarono il papa, affermando nel Dicembre 1333 che i morti in grazia di Dio godevano della visione dell'Onnipotente immediatamente dopo la loro morte. Fu organizzato nel 1334 un Concilio per discutere ed eventualmente condannare l'affermazione del papa come eterodossa, ma la morte tolse G. da quest'imbarazzantissima situazione: in punto di morte si dice avesse ritrattato la propria opinione davanti al collegio cardinalizio, comunque rimase la figuraccia di un papa più avvezzo ad emettere bolle di scomunica che a cimentarsi con dispute teologiche.