Priuli, Alvise (1471-1560)

Il noto banchiere della Serenissima Alvise Priuli, figlio del nobiluomo Marco Priuli, nacque a Venezia nel 1471. Membro dell'Oratorio del Divino Amore, assieme a Gaspare Contarini e Marcantonio Flaminio, conobbe a Padova il futuro cardinale inglese, di ispirazione erasminiana, Reginald Pole, di cui divenne, assieme a Flaminio, il più fedele amico (malevole insinuazioni su un'amicizia "particolare" fra i due sono da respingere) ed assistente: in effetti, buona parte degli episodi significativi della vita di P. è da mettersi in relazione a quelli di Pole.

Nel 1540, Flaminio lo convinse, attraverso uno scambio epistolare, della bontà delle dottrine di Juan de Valdès sulla giustificazione per grazia divina e l'anno dopo P. seguì Pole a Viterbo, dove questi era legato pontificio, ed entrò quindi nel circolo degli spirituali, fondato dal cardinale inglese con Flaminio e Vittoria Colonna. Nel 1542 P. assistette Pole nella sua preparazione delle sue lezioni sulla giustificazione per grazia, poi discusse e condannate a quel Concilio di Trento (1545-1563) che il porporato inglese frequentò nel 1545, ma cui rinunciò, per motivi di salute, nell'estate del 1546.

Nel 1549 Pole mancò per un voto l'elezione a papa e avrebbe potuto semplicemente accettare l'elezione a Papa per adorationem, ma ..... tacque, permettendo l'elezione del gaudente Giulio III (1550-1555), ma soprattutto spianando la strada all'elezione, sei anni dopo, al famigerato, fanatico e violento cardinale Gian Pietro Carafa, il quale divenne Papa Paolo IV (1555-1559). Carafa, comunque, già nel conclave del 1549 non mancò di attaccare violentemente Pole, accusandolo d'eresia. L'anno successivo P. curò la redazione in italiano dello scritto De Summo Pontefice, che Pole aveva dedicato al neo-eletto papa.

Nel gennaio 1555 P. seguì Pole in Inghilterra, dove questi era stato inviato da Giulio III come legato dopo la salita sul trono d'Inghilterra di Maria Tudor (1553-1558). Tuttavia la crescente repressione anti-protestante della regina, soprannominata Maria la Sanguinaria (tra 273 e 288 protestanti furono arsi sul rogo), ma, soprattutto la morte del cardinale inglese nel 1558, accelerò la decisione di P. di ritornare in Italia nello stesso 1558 e di occuparsi della raccolta degli scritti di Pole.

Tuttavia in Italia P. dovette sostenere un procedimento inquisitorio intentatogli da parte del papa Paolo IV, che lo considerò eretico alla stregua del suo defunto amico Pole. D'altra parte, bisogna anche considerare che, pur sostenitore della giustificazione per grazia divina, condannata dal Concilio di Trento, P. era anche favorevole all'autorità del Papa e al culto dei santi, e questa sua posizione ambigua attirò le critiche di Francesco Negri da Bassano, che lo accusò di nicodemismo nella sua popolare Tragedia del libero arbitrio.

P. morì a Padova nel 1560.