Bruys, Pietro (Pierre de Bruys) (m. ca. 1132) e petrobrusiani

Sulla vita di Pietro, le notizie sono scarsissime e derivano quasi esclusivamente da un trattato, Contra Petrobrusianos hereticos, scritto da Pietro il Venerabile, abate di Cluny (1092-1156): egli era nato probabilmente nell'omonimo villaggio di Bruys, nel cantone di Rosans (nel sud est della Francia), alla fine del XI secolo ed era diventato prete, sebbene fosse stato successivamente espulso dalla Chiesa. Egli iniziò la sua attività come predicatore itinerante nel 1112-1113, scendendo dalle Alpi, per vagare nella Francia meridionale, in particolare in Provenza, nel Delfinato e in Linguadoca.

Per P., tutti avevano diritto ad un accesso diretto a Dio ovunque fossero, anche in una stalla, e l'unico testo sacro era il Vangelo, mentre egli rifiutò sia gli altri scritti del Nuovo Testamento, perché di dubbia origine, che l'Antico Testamento. Egli contestava violentemente qualsiasi forma esteriore della Chiesa Cattolica, come le chiese, le croci, viste come lo strumento della tortura di Gesù Cristo, i preti, le preghiere dei defunti o le cerimonie religiose, rifiutava i sacramenti (eccetto il battesimo agli adulti), a cui attribuiva un valore puramente simbolico e che non erano utili per la salvezza, la quale infatti si poteva ottenere solo per fede personale del credente. In particolare P. respinse ogni valore dato all'eucaristia come la transustanziazione, forse riprendendo i concetti di Berengario di Tours.

Egli fondò una setta, chiamata, dal suo nome, dei petrobrusiani, i quali si diedero ad intolleranze e provocazioni nei confronti della Chiesa, come forzare i monaci a sposarsi o bruciare le croci in un falò sul quale cuocere della carne, offerta poi ai presenti: il tutto naturalmente di Venerdì Santo! E fu proprio un Venerdì Santo, probabilmente nel 1132 (o perlomeno in un anno non meglio precisato tra il 1131 ed il 1139) che la popolazione di Saint Gilles, vicino a Nimes, esasperata dagli atteggiamenti estremisti di P. e dei suoi seguaci, dopo un'ennesima provocazione, lo assalì e lo bruciò sul rogo.

Dopo la sua morte, le sue prediche furono riprese in forma modificata dall'ex monaco Enrico di Losanna.

Alcuni autori ravvisano nelle prediche di P. elementi che ricordano il furore iconoclasta di Claudio di Torino, altri vedono infiltrazioni bogomile, come se egli fosse stato un precursore dei catari (sebbene manchino completamente le caratteristiche dualiste), altri infine notano nelle sue dottrine, ma non certo nei metodi, alcuni punti ripresi poi dal pensiero protestante.