Camisardi (inizio XVIII secolo)

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Pierre-Antoine Labouchère: Ritratto di Jean Cavalier, capo dei camisardi

(Musée du Désert, Mialet, Francia)

Situazione storica

La contrapposizione in Francia tra cattolici e calvinisti ugonotti nel XVI secolo è stata spesso contraddistinta da violenze da una parte e dall'altra, culminate nel massacro degli ugonotti da parte della fazione cattolica nella notte di San Bartolomeo, il 23 agosto 1572. Finalmente dopo interminabili intolleranze, si giunse ad una pacificazione sotto Enrico IV (1589-1610), il principe protestante Enrico di Borbone, che abiurò dalla propria fede riformatrice nel 1593 per convertirsi al cattolicesimo, ma che proclamò nell'Editto di Nantes del 1598 una tolleranza abbastanza ampia per i suoi ex compagni di fede, che potevano così ricoprire cariche pubbliche, aprire scuole, avere un esercito e delle roccaforti di difesa e perfino ottenere un contributo statale per il mantenimento dei pastori.

L'editto rimase valido per quasi 90 anni, sebbene non ci fu mai una pace stabile e duratura: il periodo fu, infatti, costellato da vari episodi, il più importante dei quali fu la ribellione ugonotta negli anni '20 del XVII secolo, che portò alla resa della roccaforte calvinista di La Rochelle nell'ottobre 1628 e al disarmo forzato delle truppe ugonotte, sebbene poi, nella pace successiva d'Alais del giugno 1629, il cardinale Richelieu ribadisse la validità dell'editto di Nantes.

La repressione degli ugonotti durante i primi anni di Luigi XIV

Tuttavia, già nei primi anni dopo con la salita al potere del re Luigi XIV (1654-1715), la repressione nei confronti degli ugonotti francesi riprese vigore: la dichiarazione del re del 18 luglio 1656 di voler implementare l'editto di Nantes attraverso la nomina di due commissari per provincia (uno cattolico e uno protestante) fu una sottile trappola per i protestanti, perché nella maggioranza dei casi gli unici veri intendenti provinciali con potere decisionale furono i commissari cattolici, mentre i relativi colleghi protestanti venivano scelti tra figure di secondo piano troppo ansiosi di mantenere i favori del re per contestare le decisioni, sovente unilaterali, dei commissari cattolici. Del resto, nei casi di (rare) contestazioni, il comitato giudicante era formato esclusivamente di cattolici.

Nel frattempo, i diritti legali dei protestanti francesi ricevettero un duro colpo dopo l'abolizione dei loro tribunali nel 1669 e nel 1679, mentre nelle zone a maggior concentrazione protestante, come il massiccio delle Cévennes, il Delfinato, la Linguadoca, il Béarn, furono effettuate delle conversioni di massa, protette dagli acquartieramenti militari in zona dei famigerati reparti di dragoni, responsabili di diversi episodi di violenza (noti come dragonnades) sulla popolazione protestante locale.

L'editto di Fontainebleu e i rapporti con il papato

Tutto ciò fino al 17 ottobre 1685, quando Luigi XIV, con l'editto di Fontainebleu, redatto dal cancelliere e arcivescovo di Reims Charles-Maurice Le Tellier (1642-1710) vero ispiratore della repressione ugonotta, abolì definitivamente l'editto di Nantes.

L'editto di Fontainebleu stabiliva:

  • La messa al bando della religione protestante

  • L'abbattimento di tutte le chiese ugonotte

  • La conversione o esilio, entro 15 giorni, dei pastori

  • La chiusura delle loro scuole

  • Il battesimo cattolico per i francesi nati sotto la fede protestante

  • L'obbligo di rientro per gli esuli ugonotti o la confisca dei loro beni

  • La persecuzione per legge degli ex cattolici convertiti al calvinismo

scatenando conseguentemente una campagna repressiva contro gli ugonotti talmente crudele che lo stesso Papa Innocenzo XI (1676-1689) criticò i metodi addottati. Con la sola esclusione del polemista Pierre Jurieu (1637-1713), che dovette, infatti, andare dal 1681 in esilio in Olanda, dove vi rimase fino alla sua morte, la totalità dell'intellighenzia francese (ovviamente cattolica) dell'epoca si pronunciò a favore della revoca dell'editto di Nantes.

L'ironia della situazione stava nel fatto che la repressione degli ugonotti francesi coincise con il punto più basso nei rapporti, spesso travagliati, fra stato francese (o meglio il re in persona) e papato. Infatti, durante il regno di Luigi XIV, il gallicanesimo (complesso di dottrine, che asserivano l'autonomia, più o meno estesa, della Chiesa francese dall'autorità del Papato) divenne sempre forte, dapprima con la dichiarazione dell'università della Sorbona contro l'infallibilità del Papa e contro ogni possibile autorità gerarchica di quest'ultimo sui re di Francia, poi con la crisi del 1682, scoppiata tra Luigi XIV e Innocenzo XI e sfociata nei quattro articoli gallicani approvati da un'assemblea del clero francese.

Nonostante le proteste di Innocenzo e del successore Alessandro VIII (1689-1691), la polemica rientrò, almeno formalmente, con Innocenzo XII (1691-1700), al quale lo stesso Luigi XIV scrisse per comunicare che era stato impedita l'esecuzione pratica dell'editto del 1682.

I Camisardi

La reazione degli ugonotti fu caratterizzata da una proliferazione di episodi di fanatismo religioso di tipo millenarista da parte dei cosiddetti profeti ugonotti.

Contemporaneamente si scatenò, nella regione dei monti Cévennes, nella Linguadoca, la guerriglia dei ribelli Camisardi (parola d'etimo incerto, derivato forse dalla parola occitana camisa, la camicia bianca portata sopra i vestiti dai ribelli, o da camisade, l'attacco notturno in una guerriglia), che ebbe inizio il 24 luglio 1702 con l'assassinio dell'abate e accusatore Du Chayla (curiosamente, quasi esattamente 700 anni prima, nella stessa regione fu ucciso l'inquisitore e legato pontificio, nemico dei catari, Pietro di Castelnau!). I ribelli, sotto la guida di Jean Cavalier (1681-1740) e Roland Laporte (1675-1704), adottarono una tecnica di guerriglia basata su veloci incursioni notturne, sfruttando la loro perfetta conoscenza dell'impervia zona e tenendo in scacco per più di due anni le truppe del re, spesso ben 15 volte più numerose, come, ad esempio, nel dicembre 1702, vicino ad Alés, quando Cavalier e 60 camisardi sconfissero 700 soldati.

Tuttavia la chiave del successo cattolico fu l'impiego nel 1704 dell'abile e saggio maresciallo Claude-Louis-Hector de Villars (1653-1734), il quale riuscì, attraverso negoziati, a giungere nel maggio dello stesso anno ad una pace separata con una parte del movimento dei camisardi, spezzando l'unità dei rivoltosi. Alla fine della rivolta nel gennaio 1705 (nonostante alcuni episodi isolati di violenza fino al 1710), Cavalier andò in esilio dapprima in Svizzera, poi, come governatore per conto dell'Inghilterra, sull'isola di Jersey, dove morì nel 1740.

L'effetto della revoca dell'editto di Nantes e della ribellione dei camisardi furono l'esilio di circa 200.000 ugonotti soprattutto dalle zone più periferiche del paese verso le nazioni protestanti più vicine (Svizzera, Inghilterra, Germania, Paesi Bassi). L'esilio propagò le idee profetiche millenariste degli ugonotti in altre nazioni, influenzando tutta una serie di movimenti religiosi successivi, come gli Shakers in Inghilterra e gli Ispirazionalisti in Germania.

Curiosità

Di questa massiccia emigrazione di ugonotti è degno di segnalazione il gruppo che si diresse verso Ginevra e la Svizzera di lingua francese: fra essi vi erano molti banchieri, base del futuro e notissimo sistema bancario svizzero, e artigiani di precisione, dai quali discesero diverse dinastie di orologiai svizzeri, come ad esempio Breguet, Huaud, Meyronne, Arlaud, Angely, Vivien.