Lupetino (o Lupatino o Lupertino), Baldo (ca. 1492-1556)

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L'attore Raoul Bhaneja interpreta Baldo Lupetino nel film documentario ad episodi Secret files of the Inquisition (2006) di David Rabinovitch

I primi anni

Baldo Lupetino (o Lupatino o Lupertino) nacque nel 1492 circa ad Albona (oggigiorno Labin) in Istria, allora parte della repubblica di Venezia. Si formò culturalmente a Padova e Venezia e conobbe Pietro Speciale di Cittadella. Nel 1422 circa egli entrò nell'ordine dei francescani conventuali e divenne un noto predicatore sia in lingua italiana che in quella slava.

In seguito s'interessò, in maniera crescente, alle dottrine della Riforma e influenzò così anche le scelte di campo del nipote Matija (Matthias) Vlacic (nome umanistico Flacius Illyricus), cui sconsigliò la carriera ecclesiastica, esortandolo invece a studiare in Germania, dove effettivamente Flacius si trasferì nel 1539.

In Istria e in Dalmazia [dove dal 1539 aveva stabilito il proprio campo d'azione e dove poté predicare sotto la protezione del vescovo di Pola, Giovanni Battista Vergerio (m. 1548), fratello del più famoso Pier Paolo Vergerio] L. si mise nei guai, predicando nella cattedrale di Cherso nel 1542 i concetti luterani di sola scriptura e di negazione delle indulgenze, del purgatorio, del libero arbitrio, del culto della Madonna e dei santi.

L'arresto e la detenzione

L. fu denunciato da un monaco confratello, Iacopo Curzula, arrestato per ordine del nunzio papale, il 4 novembre 1542, e successivamente trasferito a Venezia per essere rinchiuso in una prigione vicino all'Arsenale.

Nell'estate 1543 Flacius si mosse da Wittenberg per venire in soccorso dello zio, munito di un appello alla clemenza (per Baldo Lupetino, uomo dotato di singolare pietà e dottrina), sollecitato da Baldassarre Altieri ed indirizzato al doge Pietro Lando (1539-1545), da parte del principe elettore di Sassonia, Giovanni Federico (1532-1547) e dei principi luterani della Lega Smalcaldica (alla quale alcuni senatori veneziani volevano che la Serenissima aderisse).

Inoltre la catena di solidarietà dalla Germania per L. si mosse dal punto di vista pratico: ricchi mercanti del Fondaco dei Tedeschi, come Wolf Herwart o Johann Baier, lo aiutarono economicamente e perfino Caspar von Schwenckfeld, pur rifiutando il suo impianto dottrinale, inviò del denaro. Tuttavia gli sforzi di Flacius per liberare lo zio furono inutili: nell'agosto 1543 L. fu multato di cinquecento ducati e condannato all'ergastolo.

Poco dopo, la situazione politica di Venezia cambiò, purtroppo in peggio, per i riformati con l'elezione del doge Francesco Donà (1545-1553), che permise l'insediamento a pieno regime dell'Inquisizione del nunzio apostolico Giovanni Della Casa (1503-1556), e con la diminuzione dell'influenza dei principati tedeschi sulla Repubblica di Venezia a causa della sconfitta della Lega Smalcaldica il 24 aprile 1547 a Mühlberg.

Ne fecero le spese l'avvocato di Cittadella Francesco Spiera, appena rinchiuso nella stessa cella di L. e obbligato ad abiurare per evitare le conseguenze alla famiglia, e lo stesso L., accusato, tra l'altro, di aver convertito due compagni di prigione durante la detenzione e di aver scritto e pubblicato un suo manoscritto, fatto uscire clandestinamente da prigione.

Il 27 ottobre 1547, alla fine del secondo processo, la Santa Inquisizione condannò L. alla decapitazione, ma la pena non venne eseguita, secondo alcuni autori, per pressioni esercitate dal vescovo di Capodistria Pier Paolo Vergerio, ma ciò sembra poco credibile, considerando che anche Vergerio, dal giugno 1546, era sotto inchiesta dell'Inquisizione veneziana. E' più probabile il doge volesse commutare la condanna, confermando l'ergastolo in corso.

La fine

Per diversi anni L. fu letteralmente dimenticato dalle autorità locali, ma non da parte di eminenti personaggi di fede protestante: nel 1552 un tentativo di intervento, da lui stesso sollecitato, di Renata d'Este gli costò il regime duro a pane e acqua per cinque mesi, ed il 9 settembre 1555 intercesse a suo favore il Duca Christoph del Württemberg (1550-1568) presso il doge Francesco Valier (1554-1556), ma quest'ultimo rispose che il governo di Venezia non poteva interferire con l'Inquisizione.

Il nuovo papa, l'intollerante Paolo IV (1555-1559), invece chiese, a gran voce, una condanna di L. al rogo, ma il governo della Serenissima decise infine, il 30 agosto 1556, di eliminare lo scomodo prigioniero, procedendo alla sentenza per annegamento nella laguna, senza rumore né strepito. Dopo quasi 14 anni di detenzione, il 17 settembre 1556, L. fu quindi ufficialmente degradato davanti all'Inquisitore e consegnato alla giustizia civile, che lo fece, come detto, annegare, il giorno stesso o in uno dei giorni successivi.