Minocchi, Salvatore (1869-1943)

Gli studi formativi

Il biblista italiano Salvatore Minocchi nacque il 26 agosto 1869 ad Ortignano Raggiolo, un villaggio sugli Appennini, vicino a Bibbiena, in provincia di Arezzo. Dopo la morte del padre, M. fu allevato dallo zio, il sacerdote Dionisio Minocchi, che lo spedì al seminario di Fiorenzuola all’età di soli undici anni: nella sua autobiografia (Memorie di un modernista) M. lo considerò una vera e propria violenza nei suoi confronti.  Dopo questo periodo, il curriculum scolastico-religioso di M. si arricchì di cinque anni al seminario vescovile di Firenze e di tre alla Gregoriana di Roma, dove egli si laureò in teologia nel 1892.
In seguito M. s’iscrisse al corso in lingue orientali del Regio Istituto di Studi Superiori a Firenze, e nel 1895 mise in pratica le conoscenze acquisite con la pubblicazione della traduzione (dall’originale ebraico) dei Salmi.

Primi guai con la Chiesa Cattolica

All’anno successivo (1896) risale, invece, il sodalizio con il futuro cardinale (ma allora bibliotecario archivista del Vaticano) Giovanni Mercati (1866-1957), con il quale iniziò le pubblicazioni della Rivista bibliografica italiana, ma già nel 1897 M. fu sospettato di simpatie moderniste, per aver voluto procedere alla traduzione dei Vangeli dal testo originario in greco, e non dalla Vulgata, la versione ufficiale [fino al Concilio Vaticano II (1962-1965)], tradotta in latino da San Girolamo (347-420): a questa versione di M. fu rifiutata l’Imprimatur.
Fino al 1907 egli si divise tra l’insegnamento di lingua e letteratura ebraica e l’attività giornalistica sulla rivista francese Demain e, soprattutto, sul periodico, da lui fondato nel gennaio 1901, Studi religiosi. Rivista critica e storica promotrice della cultura religiosa in Italia. Alla rivista, spesso attaccata dai gesuiti, collaborarono, a vario titolo, nomi illustri del movimento modernista italiano, come Ernesto Buonaiuti, Umberto Fracassini, Giovanni Semeria e Giovanni Genocchi.
Alla fine dell’agosto del 1907, fu organizzato in tutta segretezza un convegno a Molveno (in provincia di Trento), al quale non partecipò M., ma dove s’incontrarono i maggiori rappresentanti del modernismo italiano: i religiosi, precedentemente citati, Buonaiuti, Fracassini e Semeria, oltre ad Antonio Fogazzaro, Tommaso Gallarati Scotti (1878-1966), Romolo Murri e con l’intervento esterno di Friedrich von Hügel. Sul convegno, che doveva cercare di coordinare tutte le anime del movimento modernista, si abbatté poco dopo, il 16 settembre (la data ufficiale è l’8) del 1907, la pubblicazione dell’enciclica “Pascendi dominici gregis”, che condannava il modernismo.

La sospensione a divinis

M. dichiarò la sua estraneità dalle posizioni condannate da Papa Pio X (1903-1914), ma prudentemente sospese le pubblicazioni degli Studi religiosi. La crisi definitiva dei suoi rapporti con la Chiesa Cattolica fu comunque rinviata solo di qualche mese: nel 1908, infatti, M. fu sospeso a divinis per una conferenza in Firenze, nella quale egli aveva contestato la validità del 2° e 3° capitolo della Genesi, sulla base di scoperte storiche, antropologiche e geologiche. Il 22 ottobre 1908 M. ufficialmente abbandonò lo stato religioso e tre anni dopo, sposò Flavia Corradina Cialdina, da cui ebbe due figli.
Gli anni successivi furono alquanto difficili per l’ex prete: finito il suo incarico di professore di lingua e letteratura ebraica all'università di Firenze nel 1909, egli cercò di fondare una lega dei modernisti italiani, che non prese mai piede, mentre nel 1913 gli fu preferita la candidatura di Ernesto Buonaiuti nel concorso per la cattedra di Storia del Cristianesimo all’Università La Sapienza di Roma, nonostante il suo dotto saggio dal titolo Il Panteon. Origini del Cristianesimo (pubblicato poi nel 1914). Egli poté, in ogni modo, ottenere un incarico di professore di lingua e letteratura ebraica all'università di Pisa dal 1909 al 1922, e quindi di Storia della Religione alla stessa Università dal 1925 al 1937.

Il tentativo di conciliazione con la Chiesa e la morte

Tra il 1936 ed il 1939, l’amico Giovanni Mercati (diventato nel 1936 cardinale), attraverso una fitta corrispondenza, cercò di convincere M. a rientrare nell’alveo della Chiesa Cattolica, ma la pesante richiesta di rinunciare alla sua famiglia fece fallire le trattative.
I suoi ultimi anni furono funestati dalla morte del figlio Sigieri in Libia nel 1940: M. morì tre anni dopo, il 13 agosto 1943 a Travale (in provincia di Grosseto).