Contarini, cardinale Gasparo (o Gaspare) (1483-1542)

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Il cardinale Gasparo Contarini

 

La carriera da laico

Gasparo (o Gaspare) Contarini nacque il 16 ottobre 1483 a Venezia da un'antica e nobile famiglia, che aveva dato i natali a ben otto dogi della Serenissima. La sua educazione si svolse dapprima a Venezia stessa, e successivamente a Padova, dove dal 1501 al 1509 egli seguì i corsi universitari di greco, matematica, filosofia aristotelica e teologia.

Nella città lagunare C. divenne dapprima membro del Gran Consiglio e della commissione che amministrava i debiti della Repubblica, e poi, nel 1520, ambasciatore alla corte dell'imperatore Carlo V (1516-1556) a Worms, dove pare non abbia potuto incontrare Martin Lutero. C. seguì la corte imperiale nei Paesi Bassi e poi in Spagna. Rientrato a Venezia nell'agosto 1525, fu nominato dal governo della Serenissima Savio di terra ferma, vale a dire presidente della commissione che gestiva i possedimenti continentali di Venezia.

Nel 1527 egli rappresentò Venezia nella seconda Lega Santa, l'alleanza in chiave anti-asburgica tra Francia, Ducato di Milano, Venezia, Ferrara ed il Papato, ma gli eventi precipitarono il 6 maggio 1527 con il Sacco di Roma da parte delle truppe imperiali, al comando di Carlo di Borbone, detto il Connestabile (m. 1527). Venezia se ne approfittò del marasma generale per occupare Ravenna e Cervia, che però fu costretta a restituire al Papa, mentre C. si occupò della pace tra l'Impero e la Serenissima, siglata nel gennaio 1530 a Bologna. Al rientro a Venezia, egli fu proclamato Senatore, rivestì altri importanti incarichi nel governo della Repubblica e scrisse trattati di politica come il De magistratibus et republica Venetorum.

C. diventa ecclesiastico

Un po' a sorpresa nel 1535 il Papa Paolo III (1534-1549) nominò C. cardinale, il quale accettò recandosi a Roma in ottobre per l'investitura. Nel 1536 il papa gli assegnò la diocesi di Cividale del Friuli e lo propose come presidente della commissione creata per studiare una Riforma della Chiesa. Fu in questo frangente che C. si accostò all'evangelismo, alle dottrine di Erasmo e al circolo degli ecclesiastici spirituali, di coloro cioè che volevano una riforma dall'interno della Chiesa Cattolica, formato, tra gli altri, dai cardinali Giovanni Morone e Reginald Pole, dal futuro cardinale Pietro Bembo, dal generale dei cappuccini Bernardino Ochino, oltre che dall'umanista Marcantonio Flaminio e dalla marchesa Vittoria Colonna. Ebbe inoltre occasione di conoscere ed apprezzare l'operato di Pietro Martire Vermigli.

Effettivamente l'anno successivo la commissione, di cui facevano parte anche i cardinali Jacopo Sadoleto, Reginald Pole, Gian Pietro Carafa (il futuro papa Paolo IV) e Girolamo Aleandro (1480-1542), produsse un documento, il Consilium de emendanda ecclesia", che consigliava, tra l'altro, al papa di non abusare dell'immenso potere nelle sue mani e ai vescovi di vigilare per la disciplina e buon ordine nelle loro diocesi. Ma il nepotista Papa Paolo III ringraziò sentitamente la commissione...e i consigli rimasero lettera morta! Addirittura nel 1559 Papa Paolo IV (1555-1559), che aveva fatto parte della commissione pur non condividendone le conclusioni, iscrisse il documento nell'Index librorum prohibitorum.

Nel 1540 C. influenzò positivamente la decisione papale di approvare la costituzione della Compagnia di Gesù, fondata da Ignazio di Loyola (1491-1556) e il 4 aprile 1541 egli fu inviato, su specifica richiesta dell'imperatore Carlo V, come legato pontificio al Colloquio di religione di Ratisbona, che doveva sviluppare un documento comune tra cattolici e protestanti. La riunione si presentò immediatamente come di difficile risoluzione, nonostante gli sforzi mediatrici di C. per i cattolici e di Melantone per i protestanti. Il problema era che i gruppi oltranzisti cattolici e luterani non volevano l'accordo e, sebbene si arrivò alla fine ad una formula faticosamente accettata, evangelica nel suo pensiero teologico e cattolica nel testo, il successivo cambiamento di rotta del papa, il quale, attraverso C., informò l'imperatore che il tutto doveva comunque essere sottoposto alla sua (del papa) personale approvazione, non fece altro che indispettire i principi protestanti tedeschi.

Durante la Dieta, si precisò il pensiero dottrinale di C. attraverso diversi lavori da lui scritti (per esempio, De libero arbitrio, De justificatione, De Praedestinatione, ecc.). Egli accettava la giustificazione per fede, ma con la variante del libero arbitrio del peccatore di detestare e di volersi allontanare dal peccato, prendendo così spunto più dagli insegnamenti di Erasmo e di San Tommaso d'Aquino (1225-1292) che da quelli di Martin Lutero. Inoltre egli credeva nella necessità di una Riforma della Chiesa che partisse dal vertice e non dalla base, e non giustificò mai lo scisma dei protestanti, anche se fu disposto ad accettare alcuni punti, come il matrimonio del clero e la comunione sotto ambedue le forme (sub utraque specie).

Rientrato in Italia, C. fu accusato ingiustamente di luteranesimo e confinato come  legato pontificio di Bologna nel gennaio 1542. Come ultimo atto ufficiale della sua vita, aiutò il cardinale di Modena Giovanni Morone a redigere gli Articuli orthodoxae professionis, un formulario di fede cattolica (che glissava sul punto controverso della giustificazione per fede) da far firmare ai partecipanti dell'Accademia Grillenzoni in odore d'eresia. Qualche mese dopo, oramai sul letto di morte, C. ricevette un'ultima visita di Bernardino Ochino, in procinto di abiurare e fuggire in Svizzera, e il 24 agosto 1542 morì a Bologna.