Flaminio, Marcantonio (1498-1550)

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Sebastiano del Piombo: Ritratto di un umanista (Marcantonio Flaminio?) (ca. 1520)

(National Gallery of Art, Washington)

I primi anni

L'umanista Marcantonio Flaminio nacque nel 1498 a Serravalle (vicino a Treviso), figlio del maestro di scuola, comunque di origini nobili, Giovanni Antonio Flaminio, e dalla moglie Veturia. Al paese natio F. rimase fino al 1509, e dopo aver ricevuto gli ordini minori, si trasferì per completare la sua formazione culturale a Padova, dove intorno al 1530 entrò nel circolo, che faceva riferimento al futuro cardinale Pietro Bembo (dello stesso entourage faceva parte anche Aonio Paleario).

Nel periodo 1534-1537 F. si fermò a San Giorgio Maggiore a Venezia, dove divenne membro dell'Oratorio del Divino Amore, assieme a Gaspare Contarini e Alvise Priuli, e conobbe Benedetto Fontanini da Mantova ed il futuro cardinale inglese, di ispirazione erasminiana, Reginald Pole.

Nel 1537, durante il suo soggiorno a Verona, F. si schierò a fianco del predicatore rietino Tullio Crispoldi, che in quegli anni predicava nella città scaligera con un forte spirito riformatore, favorito dall'azione del vescovo Gian Matteo Giberti. Questa sua posizione fu ripetuta in uno scambio di lettere con il cardinale Contarini, tra il 1538 ed il 1539, in cui il F. affermò che "tutte le cose che ci conducono alla vita eterna sono effetti della predestinazione". Inoltre F. era sempre più convinto della superiorità della lettura diretta delle Sacre Scritture rispetto alle interpretazioni della scuola scolastica e a riguardo abbandonò la composizione poetica per dedicarsi ad uno studio più approfondito della Bibbia, ma anche delle opere di Lutero, Bucero e Calvino.

Nello stesso periodo, tuttavia, F. cercò inutilmente di entrare nell'ordine dei Teatini, ma ne fu respinto perchè ritenuto troppo "mondano" dal co-fondatore, il vescovo di Chieti, Giampietro Carafa, in seguito il fanatico Papa Paolo IV (1555-1559).

F. valdesiano

Dopo Verona, F. soggiornò dapprima a Caserta, poi a Napoli, dove conobbe Juan de Valdès, divenendone amico ed aiutando a sviluppare nel 1540 i circoli valdesiani, frequentati da Bernardino Ochino, Pier Marire Vermigli, Ludovico Manna, Apollonio Merenda, Pietro Carnesecchi, Giovanni Bernardino Bonifacio, e Vittore Soranzo. Nello stesso 1540, Flaminio convinse Alvise Priuli, attraverso uno scambio epistolare, della bontà delle dottrine di Juan de Valdès sulla giustificazione per grazia divina.

Dal maggio all'ottobre 1541 F. dimorò, ospite del Carnesecchi, a Firenze, dove conobbe la nobildonna Caterina Cybo da Camerino, con la quale F. mantenne un intenso epistolario e il letterato Pier Vettori (1499-1585), del quale F. divenne amico fraterno. Questo fu il periodo più intenso per la diffusione in Toscana delle idee valdesiane, che F. e Carnesecchi trasmisero a Giulia Gonzaga, Mario Galeota e Galeazzo Caracciolo, ma il maggiore successo personale di F. fu l'adesione di Reginald Pole nello stesso 1541.

Il circolo di Viterbo

In seguito alla morte del Valdès nell'agosto 1541, Pole e F. trasferirono la scuola di pensiero, che aveva raccolto l'eredità del riformatore spagnolo, a Viterbo, città di residenza del Pole. Attraverso questo circolo, il F. conobbe Vittoria Colonna e diventò amico del grande Michelangelo Buonarroti (1475-1564). Il circolo agì, inoltre, da centro di diffusione degli scritti riformati o evangelici, come i testi inediti di Valdès, compreso l'Alphabeto christiano, affidati, alla sua morte, a Giulia Gonzaga, che, alla fine del 1541, li inviò a F. per farli tradurre, sentito anche il parere di Pole.

Nel 1542, il F., pur sotto indagine da parte dell'Inquisizione, corresse la versione definitiva, dopo la 1° versione (già riletto e rielaborato da F.) di Benedetto Fontanini del 1537, del famoso Trattato utilissimo del beneficio di Giesù Christo crocefisso verso i christiani, o più brevemente Beneficio di Christo (di cui F. scrisse anche un'Apologia), uno dei libri fondamentali per la Riforma in Italia, che riprendeva di concetti di giustificazione per fede e predestinazione. Del resto F. non fece mai mistero delle sue convinzioni: per esempio nell'autunno 1542 egli commentò pubblicamente "ch'erano partiti gli apostoli d'Italia" a proposito della fuga in Svizzera del Vermigli e dell'Ochino.

Nel 1545, insieme a Alvise Priuli, F. accompagnò Pole al Concilio di Trento, dove svolse l'attività di suo segretario.

F. morì nel 1550.

Curiosità

Del Flaminio esiste un presunto ritratto eseguito nel 1520 da Sebastiano del Piombo (1485-1547), ed esposto nella National Gallery of Art di Washington: gli esperti sono infatti portati a credere che lo studioso umanista ritratto sia proprio il Flaminio, amico del pittore.