Merenda, Apollonio (m. dopo 1566)

Il sacerdote e insegnante Apollonio Merenda, nato a Paterno Calabro, diventò nel 1540 segretario del Nunzio Apostolico del Regno di Napoli, Fabio Arcella, ex vescovo di Bisignano (1530-1537).

Seguace di Juan Valdés, dopo lo scioglimento dei circoli valdesiani, M. si rifugiò, insieme a Vittore Soranzo e Pietro Carnesecchi, nel 1541 a Viterbo nel circolo evangelico costituito da Reginald Pole (di cui M. divenne il cappellano), Alvise Priuli e Marcantonio Flaminio: M. ne fece parte attiva, garantendo i contatti del gruppo con la contessa Giulia Gonzaga.

Nel 1544 M. fu arrestato per la prima volta per aver letto libri proibiti e per aver espresso concetti riformatori, come la salvezza sola fide, il rifiuto della Messa e del purgatorio, il valore solo commemorativo dell'Eucaristia, quest'ultima dottrina tipicamente zwingliana.

Nel 1551 egli fu arrestato per la seconda volta e tradotto a Roma per essere processato. Fece abiura, ma fu costretto a portare l'infamante abitello degli eretici. Abbandonò in seguito Roma per rifugiarsi a Padova, dove, nel 1556-1557, fu impiegato come precettore dei figli della famiglia Bollani. Si recò poi a Venezia sempre come precettore, questa volta, per la famiglia dei nobili Vincenzo e Zuan Battista Contarini.

Infine decise di riparare, con Giovanni Valentino Gentile, nel 1557 a Ginevra, dove il 4 ottobre giurò fedeltà alla Riforma. A Ginevra M. riprese il suo mestiere di precettore, venendo impiegato presso la famiglia della vedova di Francesco Micheli, ex gonfaloniere di Lucca, passato alla Riforma e fuggito a Ginevra nell'ottobre 1556. Nel settembre 1566 Gentile fu giustiziato mediante decapitazione a Berna e dagli atti del suo processo risulta che M. fosse ancora vivo e che esercitasse l'incarico di precettore, tuttavia si ignora quindi quando sia morto.