Lutero, Martin (1483-1546)

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Lucas Cranach il Vecchio: Martin Lutero

(Uffizi - Firenze)

La vita

Martin Luther (Martin Lutero), il grande riformatore tedesco, nacque il 10 Novembre 1483 ad Eisleben, una cittadina nella Turingia, regione centro-orientale della Germania. Suo padre, Hans Luther, originariamente un contadino, fece fortuna come imprenditore nelle miniere di rame, mentre la madre, Margarethe Ziegler era una massaia.

Nel 1484, poco dopo la nascita del piccolo Martin, primogenito di sette fratelli, i genitori si trasferirono nel vicino paese di Mansfeld, in seguito alla nomina del padre a magistrato di quella cittadina. A Mansfeld L. frequentò la scuola di latino e nel 1497 L. si recò a Magdeburgo, per intraprendere gli studi presso la scuola dei Fratelli della Vita Comune, fondati dal mistico Geert de Groote (1340-1384). Tuttavia L. vi rimase solo per un anno, andando a vivere successivamente da alcuni parenti ad Eisenach, dove risedette fino al 1501. In quell'anno il padre lo inviò ad iscriversi all'università della città imperiale di Erfurt, dove L. studiò arti liberali, conseguendo il baccalaureato nel 1502 e il titolo di magister artium nel febbraio 1505.

E fu proprio il 1505 un anno cruciale per il giovane L.: secondo i suoi biografi, il 2 Luglio ritornando ad Erfurt dopo una visita ai genitori, L. incappò, vicino al villaggio di Stotternheim, in un violento temporale e fu quasi ucciso da un fulmine. Nella tormenta L., terrorizzato, fece voto a Sant'Anna, se fosse sopravvissuto, di prendere i voti e mantenne la promessa due settimane più tardi, entrando, contro la volontà paterna, nel convento agostiniano-eremitano di stretta osservanza di Erfurt, dove pronunciò i voti nel 1506 e dove fu ordinato sacerdote il 3 Aprile 1507. In convento, sotto la guida del frate superiore Johann Staupitz, L. si dedicò allo studio degli scritti di Aristotele, Sant'Agostino, Pietro Lombardo (1100-1160), e del filosofo scolastico Gabriel Biel (1420-1495), commentatore del pensiero nominalista di Guglielmo di Ockham, il cui orientamento teologico era dominante presso gli agostiniani.

Nel 1508, in seguito alla raccomandazione di Staupitz, a L. fu assegnata una cattedra di filosofia morale ed etica aristotelica all'università di Wittenberg, appena fondata nel 1502 dal principe elettore Federico III di Sassonia, detto il Saggio (1486-1525). Da Wittenberg il futuro riformatore si recò nel 1510 a Roma, assieme al suo maestro Johann Nathin, per portare una lettera di protesta in merito ad una diatriba interna all'ordine agostiniano. L. ne approfittò per visitare la città, facendo il giro dei luoghi santi, per guadagnare, come era consuetudine, indulgenze. Su questo viaggio a Roma, i biografi differiscono nel giudizio: alcuni riportano che L. ne ritornò disgustato dalla corruzione e dal rilassamento dei costumi della corte di Papa Giulio II (1503-1513), altri raccontano che il viaggio non ebbe particolare influenza sulle sue future scelte. Comunque, ritornato in Germania, L. completò gli studi di teologia, diventando magister in teologia nell'ottobre del 1512 e priore del convento di Wittenberg. Nel 1513 L. assunse la cattedra di esegesi biblica, che conservò fino alla morte.

Lo sviluppo della dottrina di Lutero

Nel periodo 1513-1519 L. tenne lezioni con commento su varie parti della Bibbia, come i Salmi e, in modo particolare, le lettere di San Paolo ai Romani, ai Galati e agli Ebrei. Proprio ad iniziare dal 1513 L. iniziò a preoccuparsi ed a riflettere sulla salvezza e sull'incapacità dell'uomo di ottenerla: si allontanò deluso dalle teorie occamiste per accostarsi agli scritti del fondatore del suo ordine, Sant'Agostino, soprattutto quelli contro il pelagianismo.

In quel periodo L. faceva lunghe meditazioni solitamente isolandosi in una torre del convento, dove, in un momento imprecisato tra la fine del 1512 e l'inizio del 1514, L. provò "l'esperienza della torre" (Turmerlebnis), un'improvvisa rivelazione, mentre egli leggeva e meditava sulla lettera di San Paolo ai Romani, ed in particolare su alcuni passi, come:

  • "Poiché non c'è distinzione: tutti infatti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, essendo giustificati gratuitamente per la Sua grazia, mediante la redenzione in Gesù Cristo, che Dio ha esposto per espiazione col Suo sangue mediante la fede" (Romani 3, 23-25),

  • "Poiché noi riteniamo che l'uomo è giustificato per mezzo della fede, senza le opere della legge" (Romani 3, 28),

  • "Giustificati dunque per la fede, abbiamo pace con Dio, per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo saldi e ci gloriamo, nella speranza della Gloria di Dio." (Romani 5, 1-2).

Da queste meditazioni prese corpo la dottrina di Lutero: l'uomo è peccatore, ma la volontà salvifica di Dio lo giustifica, se egli ha fede in Lui. Comunque l'uomo diventa, attraverso la fede, giusto, ma rimane peccatore allo stesso tempo (simul iustus et peccator). Egli non può assolutamente concorrere alla propria salvezza: questa non dipende dall'agire umano o dalle sue opere (come ad esempio le indulgenze), ma si ottiene solo con la fede (in latino sola fide), la quale è un esclusivo dono della grazia di Dio (sola gratia = in latino, solo attraverso la grazia).

Inoltre la fede trova il suo fondamento solamente nella Parola di Dio, la Sacra Scrittura (sola scriptura = in latino, solo attraverso la Scrittura), e non già nella sua interpretazione, nella mediazione da parte del Magistero della Chiesa o nella Tradizione storica. Il rifiuto della Tradizione portò quindi L. ad accettare solo due sacramenti, il battesimo e l'eucaristia, in quanto erano gli unici direttamente citati dai Vangeli. Inoltre la centralità della parola di Dio fece sì che L. desse molta importanza all'uso della predicazione.

Lo strappo con la Chiesa Cattolica

Per un certo periodo, vale a dire fino al 1517, L. poté predicare i suoi concetti con una relativa calma. Ma fu in quell'anno che l'occasione dello scontro scaturì dall'episodio della raccolta delle indulgenze in Germania. Questa fu organizzata dall'arcivescovo Alberto di Magonza (Mainz)(1490-1545), diventato arcivescovo di Magdeburgo nel 1513 e di Magonza nel 1514. Detti titoli non gli furono certo conferiti gratuitamente ed egli accumulò debiti nei confronti dei famosi banchieri Fugger per un totale di 29.000 fiorini romani.

Poiché nello stesso periodo i papi Giulio II e poi Leone X (1513-1521) avevano indetto una raccolta di indulgenze per finanziare il completamento della basilica di San Pietro, Alberto riuscì a convincere la curia di assegnare a lui, per otto anni, la gestione delle indulgenze in Germania, i cui introiti per metà avrebbero sponsorizzato la basilica romana e per metà avrebbero appianato i debiti dell'arcivescovo.

Il grandioso e articolato programma di indulgenze comprendeva l'assoluzione di peccati di tutti i generi e la remissione delle pene di defunti, secondo un preciso tariffario, denominato Taxa camarae, il cui elenco era un allucinante compendio di delitti e aberrazioni umane, come omicidio (le tariffe variavano se l'omicidio era passato o ancora da compiere (sic!) e a seconda dell'importanza dell'assassinato), aborto, incesto, fornicazione di laici o di ecclesiastici (con tariffe differenziate nei casi di fornicazioni verso donne, suore, parenti, bambini, bestie, ecc.), concubinato, adulterio, truffa, spergiuro, furto, incendio, eresia, contrabbando, consumo di carne in quaresima, simonia, e quant'altro.

Alberto di Magonza mise in campo i migliori predicatori dell'epoca, tra cui il domenicano Johann Tetzel (1465-1519), che fu nominato commissario delle indulgenze per la regione del Magdeburgo. Tetzel iniziò a predicare nel 1516 nella regione e nell'Aprile 1517 fece un intervento a Jüterbog. In quest'ultima occasione diversi cittadini di Wittenberg, a 30 km. da Jüterbog, si recarono a sentire il predicatore e riferirono le varie argomentazioni a L., che si decise di pubblicare il suo pensiero sull'argomento riassunto nelle famose 95 tesi sulle indulgenze.

La leggenda racconta che egli affisse le sue 95 tesi il 31 ottobre 1517 sulla porta della chiesa del castello di Wittenberg, ma pare lo stesso interessato avesse smentito l'episodio. Le tesi, approvate perfino dal suo vescovo, erano meno rivoluzionarie di quanto si vuole far credere: L. aveva messo l'accento sulla mancanza della intima penitenza e della piena conversione da parte del fedele, che doveva accettare la pena e non sfuggirla, pagando. In linea di principio, però, L. non era contrario alle indulgenze, che comunque non dovevano essere meritorie e sostitutive della penitenza.

La reazione della curia romana fu abbastanza tardiva, nonostante che già in Dicembre 1517, Alberto di Magonza avesse informato Roma sulle nuove dottrine di L. Solo verso Marzo 1518 fu iniziato un procedimento contro il monaco tedesco, condotto dal domenicano Silvestro Mazzolini, detto Prieras dal paese natale di Priero (Cuneo) (1456-1523), che, come Sacri Palatii Magister, esaminò gli scritti di L., trovandoli eretici e il 7 Agosto 1518 invitò il riformatore a recarsi a Roma per discolparsi. Quest'invito fu variato da un "breve" del papa del 23 Agosto, che ordinò a L. di recarsi ad Ausgburg (Augusta) per farsi interrogare dal cardinale domenicano Tommaso Caietano (1469-1534). L'incontro avvenne il 12 Ottobre, ma L. non ritrattò nulla delle sue affermazioni e Caietano cercò inutilmente di farlo catturare o espellere dai territori del principe di Sassonia.

A questo punto il papa inviò il nunzio papale Carl Von Miltitz (1480-1529), che ottenne, dopo un incontro con L. il 4/5 Gennaio 1519, una tregua nelle polemiche fino alla disputa di Lipsia, avvenuta dal 27 Giugno al 16 Luglio 1519, tra il teologo Johann Eck (1486-1543) e i due amici e colleghi Andreas Bodenstein (Carlostadio) e L. stesso. Quest'ultimo, tirato dentro in una polemica, che inizialmente si riferiva solamente ai primi due contendenti, prese una posizione piuttosto decisa: negò il primato del papa, l'infallibilità dei concili e assunse la Sacra Scrittura come supremo riferimento.

Il 1520 fu l'anno della definitiva rottura. L. scrisse le seguenti tre opere:

  • Le buone opere: la fede, dono di Cristo, era la fonte delle opere buone.

  • Il papato a Roma contro i celeberrimi romanisti a Lipsia: la Cristianità non possedeva un capo sulla terra.

  • Alla nobiltà cristiana della nazione tedesca sul miglioramento della condizione cristiana: gli stati secolari dovevano intervenire, se il papa rifiutava ogni riforma.

Il 15 Giugno 1520 giunse la risposta di Papa Leone X, che con la bolla Exsurge Domine minacciò la scomunica, se L. non avesse ritratto entro 60 giorni quarantuno delle sue proposizioni.

La risposta di L. fu il durissimo opuscolo Adversus execrabilem Antichristi bullam, nel quale il riformatore letteralmente "scomunicava" il papa, considerato un Anticristo. Nonostante svariati tentativi di mediazioni da parte di Von Miltitz e momentanei ripensamenti di L. stesso, si giunse all'atto finale: il 10 Dicembre 1520 L. bruciò, davanti agli studenti di Wittenberg, la bolla di minaccia di scomunica, il codice di diritto canonico e la Summa theologiae di San Tommaso.

Il 3 Gennaio 1521 Papa Leone X firmò la bolla di scomunica Decet Romanum Pontificem: Martin Lutero era scomunicato ed ufficialmente espulso dalla gerarchia della Chiesa Cattolica.

La Riforma e le prime divisioni

Tuttavia nella dieta imperiale, convocata dall'imperatore Carlo V (1519-1556) a Worms per il 6 Gennaio, l'imperatore stesso si trovò nella spiacevole situazione di mediare tra le posizioni del papa, riassunte dal nunzio Girolamo Aleandro (1480-1542), che chiedeva la consegna di L. al braccio secolare e il rogo dei suoi scritti, e dei principi tedeschi, rappresentati da Federico il Saggio, che chiedevano che fosse dato a L. la possibilità di essere convocato per difendersi. Carlo V optò per questa seconda soluzione e il 17 Aprile 1521 L. comparve davanti alla dieta, trovandosi nuovamente quel Johann Eck della disputa di Lipsia: egli rifiutò la ritrattazione di quello che aveva scritto e lasciò Worms il 26 Aprile su ordine dell'imperatore con un salvacondotto di 21 giorni.

L'8 Maggio, l'imperatore firmò l'editto di Worms, che condannava L., ordinava ai principi di catturarlo e consegnarlo all'autorità imperiale e ordinava il rogo dei suoi scritti, ma L. era già stato messo al sicuro da Federico il Saggio, il quale aveva organizzato il 4 Maggio il finto rapimento di L. e lo aveva fatto portare nella rocca di Wartburg. Qui il riformatore rimase per 10 mesi, scrivendo diverse opere come De votis monasticis iudicium, contro i voti dei monaci, ma soprattutto lavorando sulla traduzione del Nuovo Testamento in tedesco. Ricomparve in pubblico nel Marzo 1522 per bloccare gli estremismi di Carlostadio, che aveva distrutto le immagini sacre, abolito le messe private e gli abati talari, e dei cosiddetti profeti di Zwickau, capeggiati da Nicholas Storch, fanatici radicali denominati abecedariani, che volevano eliminare tutti i preti e fondare il regno di Dio in terra.

L., con l'aiuto di Federico il Saggio, restaurò l'ordine, ma si rese anche conto anche la riforma stava andando avanti con o senza di lui. Per sua fortuna esistevano anche fedeli seguaci come Nikolaus von Amsdorf, Georg Burckhardt (Spalatino) e soprattutto Philipp Schwarzerd (Melantone), il grande teologo riformista.

Nel Gennaio 1522 fu eletto papa Adriano d'Utrecht, con il titolo di Adriano VI (1522-1523), che tentò inutilmente di convincere la dieta degli stati tedeschi a procedere contro L., anche se tentò qualche timido tentativo di riforma della Chiesa. Anche il debole successore Clemente VII (1523-1534) non ottenne granché dagli stati tedeschi, anzi dovette subire vari affronti, come lo strappo con l'Inghilterra di Enrico VIII, il sacco di Roma del 1527 e la conseguente prigionia. In compenso si rifiutò ostinatamente di convocare un concilio generale, necessario per una profonda riforma della Chiesa.

Il 1525 fu un altro anno decisivo per L.: si sposò con l'ex-suora Caterina di Bora, ma soprattutto dovette affrontare la grave crisi della rivolta dei contadini, fomentati da Thomas Münster, ex-curato di Zwickau, e da Heinrich Pfeiffer, che imperversarono nel paese con saccheggi, devastazioni e massacri. L. intervenne, pubblicando un violento libello dal titolo Contro le brigantesche e scellerate bande di contadini, dove rinnegò le sue precedenti posizioni di tolleranza e incitò i principi a sterminarli: ciò avvenne nella battaglia di Frankenhausen del 15 Maggio 1525 con l'uccisione sul posto di 5.000 contadini (e 20.000 in seguito) e l'esecuzione dei loro capi dopo atroci torture.

Questo fatto colpì profondamente L., il quale si convinse che, solo ricorrendo all'autorità dei principi e al varo di un nuovo ordinamento ecclesiastico, era possibile garantire quella pace necessaria allo sviluppo della riforma. Ai principi fu affidato il compito di sorvegliare la vita ecclesiastica e fu data loro la libertà di scegliere se aderire alla riforma, obbligando i loro cittadini di uniformarsi alla decisione del regnante, secondo il principio (espresso successivamente nella seconda dieta di Augusta del 1555) del cuius regio, eius religio, [nella sua (del principe) regione, la sua religione].

Nacquero così, per decisione della prima Dieta di Spira (Speyer) del 1526, le chiese territoriali (Landeskirchen), che furono vere e proprie chiese di stato. Nel 1529 fu invece convocata la seconda Dieta di Spira, che ribadì la validità delle decisioni della Dieta di Worms del 1521: i principi che avevano aderito alla riforma, protestarono contro queste decisioni ed in seguito a questo fatto, i riformati sono universalmente noti come Protestanti. Tuttavia le divisioni interne al movimento riformista continuarono con grande sconforto del loro fondatore: nell'Ottobre dello stesso 1529 fu convocato il Colloquio di Marburg, dove si approfondì il divario tra L. e lo zurighese Huldreich Zwingli sul tema dell'Eucaristia.

Nella prima dieta di Augusta del 1530 i riformisti si presentarono separati e nonostante la conciliatoria Confessio Augustana, tracciata da Melantone, lo strappo con i protestanti svizzeri, che presentarono la loro Fidei ratio, divenne un dato di fatto: anche la grave sconfitta militare che questi ultimi subirono nel 1531 a Zurigo (con la morte di Zwingli) non permise un raccostamento ai fratelli tedeschi, ma casomai un proseguimento nel calvinismo, culminato con la Confessio Helvetica del 1539. La pace formale tra L. e Zwingli, sebbene di breve durata, avvenne nel 1536 alla Concordia di Wittenberg, dove perlomeno si ottenne un accordo per quanto concerneva l'Eucaristia, tra i luterani tedeschi del nord e i riformatori della Germania del sud, capitanati da Martin Butzer (Bucero).

La minaccia turca portò nel 1532 alla tregua di Norimberga con i cattolici, benché già dal 1531 gli stati protestanti tedeschi si erano organizzati nella Lega Smacaldica. Il confronto militare tra le due confessioni sfociò nel 1546-47 nella guerra smacaldica, a cui L. non assisté, poiché aveva cessato di vivere il 18 Febbraio 1546.

Gli ultimi anni della sua vita furono oscurati da continui litigi dei suoi seguaci, da varie malattie e da interferenze dei principi nella vita ecclesiastica.

Nel Marzo 1545, un anno prima della sua morte si aprì in pompa magna quel Concilio di Trento, che, tanto voluto, deluse però le aspettative dei luterani e contro il quale L. scrisse il suo più violento libello: Contro il papato in Roma fondato dal diavolo.