Giudaizzanti o giudeo-cristiani (1/2 I sec.)

La storia

Serie di movimenti cristiani affini all'ebraismo, che mantenevano la stretta osservanza alla Legge di Mosè (uno dei gruppi, denominati angelici, credeva che questa fosse stata consegnata al profeta dagli angeli, la cui mediazione per la salvezza era, secondo loro, più importante di quella di Cristo) e di tutte le sue prescrizioni (ad esempio la circoncisione).

Furono avversati da Sant'Ireneo (ca. 140-200) di Lione che li accusava d'adozionismo, cioè di non credere in un Cristo come l'incarnazione del Verbo, ma solo come uomo divinizzato in un secondo momento o come un angelo, scelto da Dio per diventare Suo Figlio. Come leader storici, si richiamavano a San Pietro e a San Giacomo il minore, in contrapposizione a San Paolo, che accusavano di avere impedito la totale conversione degli ebrei al cristianesimo.

Il movimento si può dividere in due filoni principali:

Ripetuti tentativi di riconciliazione con la corrente di Paolo, come un concilio nel 51 a Gerusalemme, non portarono a niente di definitivo. Giacomo stesso criticò pesantemente nella sua lettera del 60 (che alcuni autori non ritengono autentica) il concetto di salvezza espressa da Paolo. Tuttavia, pochi anni dopo (circa 62), Giacomo morì lapidato su ordine del sommo sacerdote Anano e dopo la conquista di Gerusalemme da parte dei Romani nel 70, la corrente giudeo-cristiana perse sempre più importanza, subendo anche la diaspora degli ebrei nel 135.

Probabilmente questa corrente sopravvisse per almeno altri due secoli come testimoniarono le decisioni contro le usanze giudeo-cristiane prese durante i concili di Elvira e Laodicea nel IV secolo.

Le opere

Rimangono frammenti delle testimonianze giudeo-cristiane scritte come le Pseudo-clementine, attribuito a Clemente Romano, l'apocrifo Vangelo degli Ebrei e i Kerýgmata Pétrou (predicazioni di Pietro).