Manalo, Felix Ysagun (1886-1963) e Iglesia ni Cristo (INC)

Fare clic per visualizzare la foto

Il tempio centrale dell'Iglesia Ni Cristo a Quezon (Filippine)

I primi anni e la ricerca della propria identità religiosa

Felix Manalo Ysagun nacque il 10 maggio 1886 in Barrio Calzada, un distretto della città di Taguig (nella provincia filippina di Rizal), primogenito del pescatore e contadino Mariano Ysagun e della moglie Bonifacia Manalo, un’umile coppia cattolica. All’età di 10 anni, nel 1896 (l’anno della Rivoluzione Filippina), M. rimase orfano di padre, e qualche anno dopo dovette subire il dolore della perdita anche di sua madre: fu in quest’occasione che decise di invertire l’ordine dei propri cognomi, preferendo come principale il cognome materno Manalo, che, non a caso, in Tagalog (la lingua filippina), significa “vincere”.

Da giovane M. fece diversi mestieri (pescatore, pastore di bestiame, fotografo, orafo, fabbricante di cappelli), ma si distinse in particolare per una lunga ricerca spirituale: dopo l’infanzia cattolica, egli passò, infatti, da un gruppo esoterico chiamato Colorum ad una carriera come pastore della Chiesa Episcopale Metodista (della quale frequentò il seminario), frequentando poi la chiesa Presbiteriana, per entrare successivamente nell’Alleanza Cristiana e Missionaria (una chiesa della santità che lo attrasse per le loro cerimonie di battesimo per immersione), che lasciò – all’età di 25 anni - dopo essere stato sconfitto in un dibattito teologico, e conseguentemente convertito, da un pastore della Chiesa Avventista del Settimo Giorno.

Nel frattempo egli si era sposato con la prima moglie, Tomasa Sereneo, che morì poco dopo di tubercolosi. Nel 1913, a 27 anni, M. si sposò, per la seconda volta, con Honorata de Guzman, di fede avventista come lui, e dalla quale ebbe sette figli (quattro maschi e tre femmine). Tuttavia, anche la sua permanenza nella Chiesa Avventista era destinata a durare poco: nello stesso 1913 per un dissidio sull’osservazione della santificazione del sabato (un tipico dogma avventista), M. si dimise anche da questa confessione religiosa (sebbene alcune fonti avventiste affermino invece di averlo scomunicato ed espulso per immoralità).

La fondazione dell’Iglesia ni Cristo

In crisi profonda, M. passò un breve periodo ateo-agnostico, prima di decidere di leggere approfonditamente la Bibbia (cosa per cui, si dice, s’isolò per tre giorni e tre notti senza mangiare o dormire). Alla fine del tour de force, M. ne riemerse con la convinzione che Dio gli avesse affidato il compito di predicare il vangelo e di rifondare la Chiesa di Cristo [in Tagalog: Iglesia ni Cristo (INC)]. Dopo le prime conversioni, M. registrò la sua chiesa il 27 luglio 1914, la stessa data dello scoppio della Prima Guerra Mondiale: un segno profetico altamente significativo secondo i suoi seguaci.

Viaggiando instancabilmente per tutte le Filippine, M. provvide ad una rapida espansione della sua chiesa, battezzando nuovi adepti, aprendo sedi locali e ordinando ministri di culto. Dopo un anno in Stati Uniti nel 1919, al suo rientro dovette comunque fronteggiare, nel 1921, uno scisma interno, quando due seguaci della prima ora, Teofilo Ora e Januario Ponce, fondarono la loro Iglesia Verdadero de Cristo (Vera chiesa di Cristo), raccogliendo adepti dalle congregazioni INC in Bulacan e Nueva Ecija.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, M. fu ricercato dagli occupanti giapponesi per la sua collaborazione con la Resistenza locale, ma anche dopo la guerra ebbe dei problemi, questa volta con i guerriglieri comunisti, denominati Hukbalahap, che cercarono inutilmente di ucciderlo più volte.

Ma questo fu anche il periodo della più rapida espansione della chiesa in termini di fedeli: dai 40.000 nel 1945 a più di 500.000 al momento della sua morte nel 1963, agevolato anche da una sorta di “riconoscimento” ufficiale da parte dell’establishment politico filippino. L’INC ha, infatti, sempre avuto la fama di essere una chiesa politicamente schierata, già dai tempi del Presidente della repubblica filippina Manuel L. Quezon (1878-1944) (di cui M. era amico e consigliere), il quale riferendosi a lui, durante la campagna elettorale, lo chiamò “vescovo”, fino al più recente appoggio a Ferdinando Marcos (1917-1989): i suoi fedeli votano sempre compatti (pena l’espulsione) per i candidati graditi alla dirigenza della chiesa.

I problemi di salute e la morte di M.

Il ritmo massacrante della sua azione missionaria di M. nel corso degli anni ebbe un effetto deleterio sul livello della sua salute. Già sotto cura per problemi di ulcera dal 1938, M., sempre più di salute cagionevole, decise di designare a sorpresa nel 1953 suo figlio Eraño G. Manalo (1925-2009) come suo successore, in vista del suo viaggio del 1955 in Stati Uniti, dove si fece operare di ulcera. Tuttavia, mai totalmente ristabilito, M., dopo altri otto anni d’intenso lavoro, morì il 12 aprile 1963 a Quezon City per severe complicazioni intestinali.

La dottrina

La dottrina dell’INC è un misto di messianismo filippino e di fondamentalismo protestante. Dai protestanti i “manalisti” hanno preso l’unicità della Bibbia (sola scriptura), ma la sua infallibilità è mediata dalla lettura e dalle interpretazioni di M.
Viene invece rigettata la sola fide protestante, perché non è sufficiente: secondo l’INC bisogna anche appartenere all’unica chiesa appartenente a Dio, la Chiesa di Cristo (cioè l’Iglesia ni Cristo), in quanto mediante Cristo si salveranno non già i singoli fedeli, ma la Chiesa come entità complessiva. Dio ha, infatti, stabilito la data del giorno del giudizio, quando l’INC riceverà il premio promesso: la salvezza eterna per i prescelti di Dio (cioè gli iscritti all’Iglesia ni Cristo).

Per la salvezza sono comunque necessarie altre cose, come il battesimo (celebrato solo dopo gli undici anni e con una lunga procedura formale che dura almeno sei mesi, durante i quali ai futuri adepti viene insegnato il Credo dell’INC, sul quale vengono interrogati prima dl battesimo), il soffrire per amore di Cristo, le opere buone, l’ubbidienza al Vangelo, il perdono dei nemici e la sopportazione delle persecuzioni, la partecipazione costante alle funzioni religiose, i contributi in denaro e le offerte per supportare le necessità della Chiesa, l’attività missionaria (che sfocia spesso in un proselitismo aggressivo, che ricorda quello dei Testimoni di Geova).

Le condizioni necessarie per entrare in questa denominazione sono la fede in Dio e in Cristo, il riconoscimento e l’accettazione della Chiesa di Cristo, e della missione profetica del suo sugo (in Tagalog, messaggero), Felix Manalo: vale a dire il messaggero ultimo e speciale di Dio o l’ angelo che saliva dall'oriente e aveva il sigillo del Dio vivente” (Apocalisse 7,2). Egli non ha fondato l’Iglesia ni Cristo, che è invece sorta in Estremo Oriente unicamente per opera di Gesù Cristo stesso, come adempimento alla profezia di Isaia (Non temere, perché io sono con te; dall'oriente farò venire la tua stirpe, dall'occidente io ti radunerò. Isaia 43,5): M. era solamente uno strumento nelle mani di Dio.

Questa fondazione si è resa necessaria, secondo i “manalisti”, perché, dopo l’insegnamento degli apostoli, la Chiesa è diventata apostata con l’introduzione di concetti mai insegnati né da Cristo né dagli apostoli, come la venerazione delle immagini, l’intermediazione dei santi, la messa, il celibato dei sacerdoti, il purgatorio, il papa e la gerarchia ecclesiastica intesi come vicari o successori di Cristo. Sono stati i falsi profeti, vale a dire i preti, che hanno formato la Chiesa Cattolica, ben diversa dall’originale Chiesa di Cristo. Quindi la Chiesa Cattolica è da rigettare in toto (e, in questo senso, l’INC lancia spesso violente campagne denigratorie contro la Chiesa Cattolica, ma anche contro le confessioni protestanti).

L’INC si contraddistingue inoltre per il rigetto del dogma cristiano della Trinità, accusato di favorire il triteismo, ma, facendo così, in pratica l’INC scivola su posizioni unitariane. Per loro Cristo è figlio di Dio, può fregiarsi dei titoli di Signore, Salvatore, Mediatore, Nato senza peccato, ma non è Dio, è semplicemente un uomo: se egli ha fatto dei miracoli, è perché era strumento di Dio. Dove nelle Sacre Scritture si dice che Cristo è Dio, i “manalisti” affermano, ciò è derivato da interpretazioni erronee, traduzioni o significati sbagliati (una posizione energicamente respinta dalla Chiesa Cattolica).

Dal suo vissuto religioso come avventista del Settimo Giorno, M. ha poi introdotto la dottrina condizionalista, o immortalità condizionata: l’anima rimane “in sonno” fino al giorno del giudizio. Altri precetti comprendono: il divieto di consumo di alimenti a base di sangue (il che mette in crisi i buongustai filippini di una specie di sanguinaccio, il dinuguan); il matrimonio con persone di altre fedi religiose; l’obbligo all’unità dei fedeli secondo la Lettera di San Paolo ai Filippesi 2,2 (rendete piena la mia gioia con l'unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti) anche in argomenti profane, come le già menzionate elezioni politiche (si calcola che tra il 68% e l’84% dei fedeli dell’INC vota secondo le indicazioni dei propri dirigenti).

L’INC oggi

Oggigiorno l’Iglesia ni Cristo è la terza confessione religiosa cristiana delle Filippine, dopo la Chiesa Cattolica e la Chiesa Filippina Indipendente, fondata da Gregorio Agilpay. Secondo il censimento del 2000, solo nel paese d’origine quasi 2.000.000 filippini sono fedeli dell’INC, che comprende più di 2.600 congregazioni nelle Filippine e in 67 paesi del mondo, anche se le stime di altre fonti oscillano enormemente fra 600.000 e 10.000.000 fedeli a livello mondiale.

La Chiesa ha fatto costruire un’imponente sede in Quezon City con svariati edifici che comprendono, tra gli altri, il Tempio Centrale di 7.000 posti, l’ospedale, l’università e il Padiglione Centrale di 30.000 posti; è proprietaria di una stazione radio e di una televisione via cavo (GEM-TV, sito: http://www.gem-tv.net/), ma riesce anche a far trasmettere suoi programmi su canali televisivi americani, canadesi ed europei. La rivista ufficiale è Pasugo o God’s Message (messaggio di Dio), stampato in inglese e filippino. Su Internet si trova solamente un sito web non ufficiale (http://inc-pasugo.org/index.htm), mancando apparentemente un sito ufficiale.

L’INC in Italia

L’INC è stato portato in Italia dal 1985 con l’immigrazione filippina in cerca di lavoro. L’Italia è stata la nazione europea dove l’Iglesia ni Cristo ha incontrato il maggior successo: esistono filiali a Roma, Milano, Catania, Firenze, Lucca, Napoli, Torino, Bologna e Brescia. Grazie anche al fatto che in Italia vi sono circa 3.000 dei 5.300 fedeli europei (principalmente immigranti filippini e cingalesi dello Sri Lanka), l’Italia è stata nominata sede europea dell’INC. Nel 1994 è giunto il riconoscimento giuridico da parte dello Stato Italiano.