Illuminismo (XVIII secolo)

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William Blake: Newton geometra divino

(1795)

Definizione

Secondo una celebre definizione di Immanuel Kant (1724-1804), "l'illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità, che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidato da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell'illuminismo".

Gli inizi

Se si desidera inquadrare storicamente l'inizio e la fine dell'illuminismo si può far riferimento a due date precise, ambedue legate al tramonto dell'assolutismo monarchico, vale a dire il 1688, anno della cacciata (durante la cosiddetta "gloriosa rivoluzione") di Giacomo Stuart VII di Scozia e II d'Inghilterra (re: 1686-1688, m. 1701), e il 1789, anno d'inizio della rivoluzione francese.

L'emancipazione politica dal potere è stata, infatti, considerata un punto fondamentale per permettere l'emancipazione intellettuale dagli illuministi, i quali ritenevano che il popolo fosse mantenuto in uno stato d'ignoranza e superstizione proprio da chi deteneva il potere e che solo mediante la ragione umana, la razionalità e le conoscenze ci si poteva affrancare da questo stato, liberandosi soprattutto dal dogmatismo e dalla tradizione religiosa.

L'i. nacque in Inghilterra, prendendo spunto dal pensiero di filosofi empiristi come John Locke (1632-1704) e scienziati come Isaac Newton (1642-1727), ma ebbe un particolare impulso dalle idee di Anthony Ashley Cooper Shaftesbury, e da quelle di filosofi deisti come Anthony Collins, Thomas Woolston, e Matthew Tindal.

La diffusione in Francia e l'Encyclopédie

Tuttavia, il paese dove l'i. si affermò maggiormente fu senz'altro la Francia: nel 1732 lo scrittore Bernard Le Bovier de Fontenelle (1657-1757) scrisse "si è diffuso da qualche tempo uno spirito filosofico quasi interamente nuovo, una luce che non aveva illuminato i nostri antenati", sottolineando la convinzione dell'epoca di provenire da un periodo di oscurità intellettuale per entrare in una nuova era, denominata "Il Secolo dei Lumi".

In Francia uno dei grandi precursori di questo movimento fu il filosofo Pierre Bayle (1647-1707), autore di un Dizionario storico-critico, pubblicato tra il 1695 ed il 1702, che divenne popolarissimo durante l'i., sebbene va detto che il simbolo di quest'era fu casomai un altro famosissimo dizionario: il Dictionnaire raisonné des sciences, des arts e des métiers, par une Société de Gens de lettres (Dizionario ragionato delle scienze, arti e mestieri, per una Società di letterati) in 17 volumi di testo e 11 volumi di tavole illustrate, più universalmente noto come l'Encyclopédie (Enciclopedia), pubblicata a Parigi tra il 1751 ed il 1772, e alla quale collaborarono tutte le menti più brillanti dell'epoca, come ad esempio i filosofi Denis Diderot (1713-1784), François Marie Arouet, detto Voltaire (1694-1778), Jean-Jacques Rousseau (1712-1778), e Paul-Henry Dietrich d'Holbach (1723-1789) lo scienziato Jean-Baptiste Le Rond d'Alembert (1717-1783), lo scrittore e magistrato Charles-Louis de Sécondat de Montesquieu (1689-1755), gli economisti François Quesnay (1694-1774) e Anne Robert Jacques Turgot (1727-1781).

La pubblicazione dell'Encyclopédie incontrò, fin dall'inizio, forti resistenze da parte delle autorità civili e religiose: nel 1752 i gesuiti riuscirono a far sospendere le uscite, nel 1759 furono invece il parlamento ed il Consiglio del re Luigi XV (1715-1774) a bloccarne la pubblicazione, ma grazie all'abnegazione di Diderot, che lavorò in condizioni di clandestinità, l'Encyclopédie poté proseguire e riprendere ufficialmente dal 1766, diventando un successo sia in Francia che negli altri paesi europei dove era stata tradotta (Inghilterra, Russia, Italia).

Condanne ad illuministi

Quando poteva, la Chiesa cattolica, grand'oppositrice delle idee i., interveniva per censurarle, anche se non era facile in un paese - come la Francia - già contraddistinto dai fenomeni del giansenismo e del gallicanesimo. Alla condanna del pensiero del teologo e abate Jean Martin de Prades nel 1752, seguì nel 1758 il rogo del libro De l'esprit di Claude Adrien Helvétius e l'esilio volontario a Parma di Etienne Bonnot de Condillac, esasperato per le polemiche sui suoi famosi trattati sul sensismo.

Gli illuministi, del resto, contrariamente a quanto si crede, più che atei furono deisti, credendo in un Essere superiore, creatore dell'universo, che la massoneria (la quale ebbe un'eccezionale diffusione durante l'i.) chiamava "Grande Architetto dell'Universo".  Dall'altra parte, com'è già stato detto, essi identificavano la Chiesa Cattolica come l'istituzione che aveva soggiogato la mente umana e rifiutavano le complessità della teologia cattolica, affermando che l'Uomo doveva aspirare alla felicità e al miglioramento in questa vita, senza concentrarsi su una vita ultraterrena. In questo periodo, tra i più duri colpi, inferti alla credibilità della religione cristiana da parte dell'i., ci furono le pubblicazioni postume di due testi molto critici contro la Chiesa, vale a dire:

  • La pubblicazione nel 1762, da parte di Voltaire, di parti del testo del testamento del curato Jean Meslier (morto 33 anni prima): una violenta critica contro le molteplici contraddizioni del testo evangelico con un fondo ateo e rivoluzionario, che perfino Voltaire (che descrisse Meslier come "il più singolare fenomeno mai visto tra tutte le meteore fatali alla religione Cristiana" ) ebbe timore di pubblicare integralmente.

  • Anche al famoso filosofo tedesco Gotthold Ephraim Lessing (1729-1781) probabilmente mancò il coraggio di pubblicare l'intero contenuto della violenta Apologie für die vernünftigen Verehrer Gottes (Apologia di coloro che adorano Dio secondo ragione), del filosofo deista e letterato Hermann Samuel Reimarus, che si scagliava contro ogni religione rivelata e denunciava le assurdità logiche e morali del Vecchio Testamento. Nel 1774 Lessing si limitò a pubblicare parzialmente, infatti, alcuni Frammenti di un anonimo o Frammenti di Wolfenbüttel (nella cui biblioteca il filosofo asserì di aver trovato il testo), suscitando comunque un enorme scalpore.

L'illuminismo in Italia

In Italia l'i. si propagò soprattutto a Napoli e a Milano: nella città partenopea le idee dei philosophes francesi si fusero con quelle del grande filosofo Giambattista Vico (1668-1744) per dare luogo ai concetti riformatori degli economisti Antonio Genovesi (1713-1769) e Ferdinando Galiani (1728-1787), e dei giuristi Francesco Mario Pagano (1748-1799) e Gaetano Filangeri (1753-1788), la cui Scienza della legislazione fu inclusa nell'Indice dei Libri Proibiti.

A Milano, invece, tre nomi emersero su tutti: i fratelli Pietro (1728-1797) ed Alessandro (1741-1828) Verri, fondatori dell'Accademia de' Pugni e della rivista "Il Caffè", e Cesare Beccaria (1738-1794), autore del famoso saggio in favore dell'abolizione della pena di morte, Dei delitti e delle pene (1764), osannato in tutta l'Europa e soprattutto dai collaboratori dell'Encyclopédie come una delle migliori opere prodotte nel Secolo dei Lumi.

L'illuminismo in Germania

In Germania l'i. si denominò Aufklärung (rischiaramento), e in questa parola è racchiuso il particolare rapporto che s'instaurò tra illuministi e luterani pietisti, che collaborarono per lo sviluppo di una scuola di pensiero, applicata all'ermeneutica biblica e alla storia del mondo. A parte i già citati Reimarus e Lessing, si possono citare Johann Gottfried Herder (1744-1803), Moses Mendelssohn (1729-1786), e soprattutto il grande filosofo Immanuel Kant (1724-1804), massimo esponente dell'i. tedesco.

La fine e l'eredità dell'illuminismo

La Rivoluzione Americana (finita nel 1783) e la Dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti nel 1776 provarono a molti in Francia che la filosofia dell'i. poteva permettere la creazione di un governo, basato sui principi di libertà, uguaglianza e fratellanza. Ma nel 1789 proprio lo scoppio della Rivoluzione Francese portò al tramonto dell'i.: infatti, se, da una parte, il fermento sociale e politico, creato dall'i., fu responsabile della Rivoluzione, dall'altra, quest'ultima, nella sua fase più violenta (il periodo del cosiddetto Terrore, dal 1792 al 1794) screditò le idee i. agli occhi di molti europei e aprì la strada al nuovo periodo del Romanticismo, che ricusò l'ateismo e l'esaltazione della razionalità.

Eppure, l'i. ebbe un successore, all'inizio del XX secolo, nel modernismo, che fu visto come un atteggiamento di rifiuto delle vecchie tradizioni religiose e che fu condannato come eresia da parte di Papa Pio X (1903-1914) nel 1907 con l'enciclica Pascendi Dominici gregis.